Sorpresi con la droga, vengono sottoposti ad obbligo di dimora. Nella casa occupata abusivamente. Accade a Thiene, nel Vicentino, ma è regola diffusa in Italia, l'unico Paese al mondo in cui se occupi l'abitazione altrui poi non ne puoi più uscire perché se no ti spediscono in galera.
Manco loro, probabilmente, pensavano fosse così facile prendersi una villetta e tenersela, lasciando fuori la proprietaria che da settimane cercava disperatamente di rientrarci. Mohamed Bennoune e Adil Chabab, entrambi con passaporto marocchino, nell'immobile erano entrati con l'incarico di risistemarlo. Non se ne sono più andati. E quando nei giorni scorsi sono finiti in manette perché in possesso di 70 grammi di hashish, sembrava inevitabile dovessero abbandonare la casetta usurpata. Invece no: dopo l'udienza di convalida, i due sono stati rimessi in libertà, con obbligo di dimora e permanenza notturna nell'immobile di cui si erano impadroniti. Allontanarsene tra le 22 e le 7 significherebbe adesso il carcere. Meglio allora starsene al calduccio, tra le mura domestiche, alla faccia del legittimo possessore ma con il permesso (anzi l'ordine) di un giudice. Potrebbe capitare di peggio? Indubbiamente, dal momento che l'unica legge che vale nel campo dell'assurdo è quella di Murphy. Per cui se qualcosa può andar male andrà sicuramente male. Lo sa bene l'anziano che a Farra di Soligo, nel Trevigiano, tre mesi fa s'è affacciato alla finestra ed è quasi svenuto alla vista del suo nuovo vicino, un marocchino che nel 2012 lo aveva massacrato di botte per portargli via quattro soldi e che per onorare il suo debito con la giustizia era stato spedito ai domiciliari nella palazzina nella quale, nel frattempo, aveva spostato la sua residenza: ad una cinquantina di metri da quella della vittima.
Quisquilie, di fronte al pasticciaccio brutto di Centocelle: per aver aggredito la preside, l'anziano custode della scuola romana di Tor de' Schiavi era stato mandato dal magistrato al confino casalingo. Naturalmente, nell'alloggio di servizio, all'interno dell'edificio.
E quando a settembre i cancelli si sono spalancati per l'inizio del nuovo anno scolastico, sulle inferriate garriva uno striscione srotolato dall'arzillo guardiano con l'aiuto del figlio compagno di lotta. C'era scritto: «Scuola occupata».
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