L'aiutino che mancava. Quello di Chiara Ferragni, l'influencer più influente d'Italia. Una story su Instagram per affermare il diritto delle donne all'aborto e, soprattutto, per bacchettare Fdi che, dove è al governo, cercherebbe di rallentare le interruzioni di gravidanza. Il caso è quello delle Marche, guidate dal meloniano Francesco Acquaroli: «Fdi - scrive lei sul profilo - ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, regione che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni». E ancora, drammatica: «Ora è il nostro momento per agire e far sì che queste cose non accadano».
Insomma, una discesa in campo in piena regola, toccando un tema di nuovo attuale dopo la decisione «restrittiva» della Corte suprema americana.
La sinistra, a picco nei sondaggi, ringrazia la signora che ha uno stratosferico seguito di 27 milioni di follower e ha sposato una celebrità come Fedez. I Ferragnez sono una formidabile macchina di marketing e di consenso e dunque questo appello non può esse sottovalutato. Nel corso del mese di agosto la coalizione guidata da Enrico Letta non ha guadagnato punti percentuali, almeno secondo gli esperti, e tutte le polemiche sul possibile ritorno del fascismo e sulle paure dell'Europa che non vuole i sovranisti, non hanno messo in discussione le convinzioni dell'elettorato. Fra trenta giorni, Giorgia Meloni potrebbe sbancare.
La presunta compressione dei diritti però potrebbe aprire una crepa nelle certezze dell'opinione pubblica. «Per l'aborto - afferma la consigliera regionale del Pd Emanuela Bora - le Marche sono come il Texas». In pratica, la Regione non applicherebbe le direttive del ministero sull'aborto farmacologico nei consultori. In questo modo il diritto all'interruzione di gravidanza diventerebbe molto più complicato perché le donne sarebbero costrette ad andare in ospedale dove però la percentuale dei medici obiettori è altissima e si assesta intorno all'80%. Un percorso a slalom quindi, con tante difficoltà.
La Ferragni immagina che le Marche siano l'avamposto di un'Italia conservatrice che negherebbe sul campo quel che la 194 consente. Ma qui il punto è politico. Quanto vale il partito di Chiara Ferragni? Basterà ricordare che un suo giro agli Uffizi ha portato a un boom di visitatori nel museo fiorentino.
Dalle parti del Pd sgranano gli occhi riconoscenti. «Grazie a Chiara Ferragni - afferma la parlamentare Alessia Morani - si accende un faro sulle Marche governate da Fdi. Sono due anni che portiamo avanti questa battaglia nell'indifferenza dei più». E l'ex vicepresidente del Senato Valeria Fedeli fa rimbombare la domanda delle domande: «Che cosa ne pensa Giorgia Meloni?».
Da destra Eugenia Roccella e Isabella Rauti ricordano che le linee guida del ministero sul cosiddetto «aborto chimico» non sono vincolanti. E aggiungono che i dati sull'interruzione volontaria di gravidanza in ospedale sono diversi e non corrispondono a quel che lascia intendere la Ferragni: anzi le Marche sarebbero sopra la media nazionale con il 92,9 per cento delle strutture operative sul fronte dell'aborto.
Ancora, Pro Vita Famiglia parla di «gravi fake news al solo scopo di attaccare i
medici obiettori». Ma le puntualizzazioni valgono quello che valgono. Il partito della Ferragni si è schierato. L'avessero fatto i vescovi, si tuonerebbe contro le interferenze della Chiesa. Per la Ferragni, invece, applausi.
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