Assenteismo in ospedale, il servizio va in titl

E il ministro Bongiorno annuncia un nuovo ddl: addio ai «furbetti del cartellino»

Chissà se appena verrà adottato il nuovo regolamento sulle impronte digitali per verificare gli accessi sul posto di lavoro dei dipendenti pubblici previsto dal ddl Concretezza, i «furbetti del cartellino» come quelli arrestati ieri all'ospedale di Molfetta riusciranno ad affinare le tecniche per continuare a truffare le aziende per cui lavorano. Sarà più possibile timbrare e, invece di prendere servizio, andare a sbrigare le proprie cose anche lontano dal posto di lavoro? Emblematico l'ultimo caso scoperchiato dalla Finanza. Grave al punto da convincere il gip del Tribunale di Trani a disporre gli arresti domiciliari per 12 tra medici, infermieri, tecnici e amministrativi del Don Tonino Bello di Molfetta e a iscrivere nel registro degli indagati ben trenta persone con le accuse di truffa aggravata, falsità ideologica, abuso d'ufficio e peculato. «Un sistema illecito diffuso e consolidato, consistente nell'utilizzare l'orario di servizio come occasione propizia (e pure retribuita) per lo svolgimento di faccende personali», lo definisce il gip nell'ordinanza di custodia cautelare. Gli investigatori delle Fiamme Gialle hanno scoperto che i dipendenti pubblici facevano «sistematiche assenze» dal posto di lavoro in orario d'ufficio spesso formalmente autorizzate come permessi sindacali o in virtù della legge 104 per prestare assistenza ai familiari disabili mentre in realtà servivano per motivi privati o per svolgere attività in altre strutture, a volte anche utilizzando auto di servizio. E in certi casi con la complicità di una persona esterna all'Azienda sanitaria che si presentava apposta per timbrare i badge ai rilevatori di presenza. Coinvolti anche alcuni impiegati dell'ufficio preposto al controllo del corretto rispetto dell'orario di servizio degli altri dipendenti che, approfittando della possibilità di accedere al sistema informatico, avrebbero modificato manualmente gli orari di lavoro. Una «frode colossale», secondo il gip, che avrebbe anche inciso sulla quantità e sulla qualità dei servizi offerti dalla Asl. «Gli indagati - si legge nel provvedimento - dopo aver timbrato il cartellino o dopo esserselo fatto timbrare da altri, abbandonavano il posto di lavoro per andare al bar, a fare la spesa, in farmacia, presso esercizi commerciali, per giocare al gratta e vinci, per andare verso ignote e talora assai distanti destinazioni. In sintesi, mentre l'Asl pagava loro lo stipendio per lo svolgimento di una prestazione lavorativa essi adoperavano l'orario di lavoro per fare tutt'altro, certi dell'impunità, attesa la totale mancanza di controlli sul personale».

Ma adesso le nuove norme volute dal ministro della Pubblica amministrazione Giulia

Bongiorno, che a giugno hanno ricevuto l'ok definitivo del Senato, sono pronte e introducono sistemi biometrici e di videosorveglianza degli accessi per i dipendenti della pa. E truffare lo Stato sarà più difficile.

PaTa

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