Australia e Nuova Zelanda alleate per la libera circolazione

Quasi sconfitto il virus, i due Paesi ripartono assieme

Australia e Nuova Zelanda alleate per la libera circolazione

La Nuova Zelanda e l'Australia avvieranno oggi i colloqui per la creazione di un'area di libero movimento tra i due Paesi senza che le persone in ingresso debbano rimanere in quarantena. Bolla trans-tasmaniana l'ha chiamata la prima ministra neozelandese Jacinda Ardern in un incontro in cui ha rivelato di essere stata invitata dal suo omologo australiano Scott Morrison a partecipare all'incontro di oggi del gabinetto di Canberra sull'emergenza coronavirus.

I colloqui politici sono solamente all'inizio e i dettagli della proposta non ci sono ancora ma l'obiettivo è uscire dallo stallo economico causato dalla pandemia facendo leva sull'ottima risposta che entrambi i Paesi hanno saputo dare nella gestione della crisi. A ieri la Nuova Zelanda ha registrato meno di 1.500 infetti e 20 morti, l'Australia poco più di 6.800 casi e 95 morti, con la prima che non ha avuto alcun nuovo infetto per la prima volta da metà marzo (Canberra, invece, ne ha riportati 27 nuovi, il maggior numero nelle ultime due settimane). Un successo fatto di test massicci, tracciamento e isolamenti dei malati e dei loro contatti, una politica che ha replicato esperienze simili nel Sud-Est asiatico. La bolla transtasmaniana dovrebbe prevedere la libera circolazione delle persone tra i due Paesi, senza i quindici giorni di quarantena previsti oggi. Che tuttavia rimarrebbero in vigore per chi proviene dall'esterno del blocco. Nei colloqui tra i due Paesi si parlerà anche dell'app per il tracciamento dei contatti, sviluppata a Singapore e basata su tecnologia Bluetooth, lanciata la scorsa settimana in Australia. Finora circa 4,5 milioni di australiani l'hanno scaricata, sotto alla soglia di 6,5 cui punta il governo. L'esperienza di Canberra sarà utile alla Nuova Zelanda che di contro non si è ancora dotata di un'app di tracciamento.

L'annuncio della bolla transtasmaniana è stato accolto con immediato favore dal mondo economico, soprattutto da compagnie aeree e operatori del turismo che potrebbero così contare su un parziale ritorno alla normalità. La maggioranza dei turisti che si reca in Nuova Zelanda proviene dall'Australia e il turismo rappresenta solo la punta dell'iceberg di un'interconnessione economica molto stretta e che coinvolge altri Stati dell'area. La necessità economica di ripartire è condivisa anche da Corea del Sud, Canada e Singapore che hanno avviato colloqui con Canberra e Wellington per far ripartire il flusso delle merci e i viaggi di lavoro. Tuttavia l'ipotesi dell'area comune prospettata da Ardern potrebbe essere qualcosa di più di una mera collaborazione economica.

L'eventualità, già suggerita da alcuni commentatori, che altri Paesi del quadrante possano aderire a un'area di libero movimento nell'èra del coronavirus assume un forte significato geopolitico di rafforzamento del peso australiano nell'area, soprattutto in funzione anticinese.

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