"Auto elettriche care": pure l'Ue se ne accorge Pnrr, Fitto più ottimista

Il commissario Breton: "Sono inaccessibili". Il ministro: "Presto la rata da 18,5 miliardi"

"Auto elettriche care": pure l'Ue se ne accorge Pnrr, Fitto più ottimista
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Stop alle auto a benzina e diesel dal 2035? Facile a dirsi, più difficile a farsi. A dirlo è Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno. La proposta della mobilità a emissioni zero è stato uno dei cavalli di battaglia della Commissione europea, uno degli obiettivi contenuti nel Green New Deal europeo. Il regolamento sullo stop ai nuovi furgoni e alle nuovi automobili inquinanti è stato ratificato definitivamente alla fine dello scorso marzo dai ministri dell'Ue, con l'astensione dell'Italia. Ma ora è la stessa Commissione a esprimere pessimismo sul futuro dei veicoli elettrici. Breton interviene con un breve articolo pubblicato su LinkedIn, il social network utilizzato dai professionisti per sviluppare contatti di lavoro. E infatti la riflessione del commissario europeo si riferisce a imprese, lavoratori e consumatori. Proprio gli attori che dovranno accompagnare l'Europa verso una difficile transizione ecologica. «Il passaggio alla mobilità a emissioni zero non sarà raggiunto per magia o per ordine esecutivo di Bruxelles», esordisce Breton. Il commissario frena: «Per questo dobbiamo accompagnare il cambiamento per migliaia di Pmi, per 12 milioni di lavoratori e circa 10 milioni di consumatori che acquistano ogni anno un nuovo veicolo». Poi Breton tira le somme e ammette le difficoltà dei cittadini europei nell'acquisto di auto elettriche. «La realtà odierna è che una quota significativa della popolazione europea non può permettersi di acquistare una nuova auto elettrica», l'avvertimento del commissario Ue. Troppo alti i costi per la produzione dei veicoli a emissioni zero. Lo dice lo stesso politico francese: «Le significative riduzioni dei costi previste qualche anno fa sono ora messe a dura prova dagli elevati costi delle materie prime per produrre le batterie o dalla carenza di semiconduttori». E c'è il problema della competizione con la Cina, in grado di produrre «veicoli elettrici a prezzi accessibili». Da qui l'aumento delle importazioni da Pechino. «Nel 2016 abbiamo importato 74mila automobili dalla Cina, nel 2020 200mila. E nel 2022? Più di 500 mila, la metà di questi sono veicoli elettrici», sottolinea Breton.

Il commissario europeo parla del lancio della piattaforma Route35, dedicata alla cooperazione per l'intero sistema della mobilità. Ma resta la freddezza, perché la transizione «richiede infrastrutture (più di 3,5 milioni di stazioni di ricarica pubbliche entro il 2030), tecnologie (batterie, chip) e disponibilità della forza lavoro (800 mila lavoratori riqualificati entro il 2030 solo per la produzione di batterie)». La transizione ecologica, che è uno dei pilastri fondamentali del Pnrr. Su questo fronte, dall'Europa arrivano buone notizie per l'Italia. Raffaele Fitto, ministro con la delega all'attuazione del Piano, ieri è stato a Bruxelles per un incontro con Céline Gauer, responsabile della Task force della Commissione europea per il Pnrr. Un portavoce Ue ha parlato di una riunione che si è tenuta in un clima «positivo e costruttivo». Al centro della discussione ci sono state «la revisione del piano italiano» e «la prossima quarta richiesta di pagamento da parte dell'Italia». Ottimismo anche da parte di Fitto. «Sono ottimista, è andata molto bene», ha detto il ministro al termine del vertice, un primo confronto sul Pnrr dopo la pausa estiva.

Le modifiche alla quarta rata consentiranno all'Italia di ricevere «a breve» il terzo esborso di 18,5 miliardi di euro e presentare subito richiesta per il pagamento della quarta rata. Nell'incontro, fanno sapere fonti di governo, «si è anche discussa in modo costruttivo la revisione globale del Pnrr, incluso il nuovo capitolo RePowerEu». Un lavoro che continuerà nelle prossime settimane.

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