Avanti con armi e fondi. L'Ue non abbandona Kiev. "Ora tregua per il grano"

Linea dura sui confini e sulle armi, con buona pace dei pentastellati nostrani

Avanti con armi e fondi. L'Ue non abbandona Kiev. "Ora tregua per il grano"

Linea dura sui confini e sulle armi, con buona pace dei pentastellati nostrani. La prima bozza del prossimo Consiglio europeo, in calendario giovedì e venerdì, conferma il supporto anche militare dell'Unione europea a Kiev.

Nel testo, che oggi è al vaglio del consiglio Affari generali, che coordina i preparativi per l'appuntamento del 23 e 24 giugno, la Ue infatti «ribadisce il forte sostegno all'Ucraina per la sua resilienza economica, militare, sociale e finanziaria» oltre a richiamare «la Russia al ritiro immediato e incondizionato di tutte le sue truppe dall'intero territorio ucraino secondo i confini internazionalmente riconosciuti».

Il tutto, non a caso, giusto due giorni dopo le dichiarazioni della portavoce del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che aveva detto che quei confini ucraini «non ci sono più». E poi, dopo aver condannato «l'indiscriminato attacco della Russia contro civili e infrastrutture civili», richiamando Mosca al rispetto del diritto internazionale per quanto riguarda i prigionieri di guerra, la bozza conferma da parte dell'Unione un «ulteriore supporto militare per aiutare l'Ucraina nella sua azione di auto-difesa contro l'aggressione russa e nella sua azione di difesa dell'integrità e sovranità territoriale».

Anche il consiglio degli Affari esteri, riunito ieri in Lussemburgo, come ricorda l'alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell, ha visto i ministri «rinnovare l'impegno ad aiutare militarmente Kiev». Ma non ci sono solo le armi. L'altra emergenza è quella alimentare, con la crisi del grano che spinge a cercare una soluzione rapida. Il responsabile, chiarisce la bozza preliminare del prossimo Consiglio europeo, è la «sola» Russia, che ha messo in pericolo «la sicurezza alimentare globale». Di conseguenza da Bruxelles arriva a Mosca un richiamo affinché stoppi «immediatamente ogni attacco alle infrastrutture agricole» e sblocchi la partenza dei cerali e «il Mar Nero, in particolare il porto di Odessa». Un punto ricordato anche da Borrell, secondo il quale «dobbiamo sostenere l'Ucraina fino a che serve, chiedendo però una tregua per esportare i cereali».

In serata è stata poi aggiunta la posizione dei leader europei quanto alla candidatura alla Ue dell'Ucraina, oltre che di Georgia e Moldavia, sulla quale venerdì scorso era arrivata al Consiglio la raccomandazione della Commissione a dare semaforo verde. E se i tempi per l'adesione sono incerti e comunque lunghi, ecco che l'idea di Macron di una «Comunità politica europea» per un allargamento «di fatto» dell'Unione più rapida anche per Kiev (e per gli altri candidati, da Georgia e Moldavia ad Albania e Macedonia del Nord) trova spazio per un accenno nella bozza del prossimo vertice, che sul punto dovrebbe vedere i leader dei Paesi membri impegnati in una «discussione strategica».

Esulta, ovviamente, Zelensky, che in un videomessaggio ha definito quella che è iniziata ieri una settimana «davvero storica», proprio in vista del via libera del Consiglio europeo allo status di candidato di Kiev. E intervenendo al Global Policy Forum dell'Ispi in corso a Milano il presidente ucraino, alla vigilia del vertice, chiede già alla Ue «di considerarci un partner alla pari», e ricorda come l'adesione all'Unione rappresenti «un elemento unificante per i cittadini ucraini» che hanno come unica «motivazione la fine della guerra». «Vogliamo solo quello che ci appartiene - conclude Zelensky - stiamo proteggendo la nostra terra e vogliamo mostrare che l'Ucraina non ha paura del secondo esercito del mondo».

Ma il primo passo di Kiev verso la Ue è benzina per Mosca, e Zelensky prevede infatti nei prossimi giorni un'escalation delle operazioni militari da parte russa.

Uno scenario che complica il tentativo di sblocco dei porti ucraini, affidato a «negoziati difficili», ricorda ancora il presidente russo parlando in videoconferenza all'Unione africana: «Non ci sono ancora progressi ha concluso Zelensky e la crisi alimentare nel mondo durerà finché questa guerra coloniale continuerà».

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