La Banca centrale salva il rublo dal crollo totale. Corsa a comprare beni di consumo

La Banca centrale salva il rublo dal crollo totale. Corsa a comprare beni di consumo

monstre dei tassi d'interesse, con il panico che dilaga tra la popolazione e riserve valutarie sempre più sottili, la Russia affronta di petto la crisi che sta divorando come un cancro il rublo e mettendo alle corde un'economia già spossata dalle sanzioni e dal crollo del prezzo del petrolio. Mentre Vladimir Putin continua a tacere, la banca centrale ha varato ieri una serie di misure per mettere al riparo il sistema finanziario, in particolare le banche. Mosca è infatti pronta a iniettare risorse fresche negli istituti in difficoltà, a coprire i prestiti a rischio, oltre a consentire una valutazione delle attività in base ai ben più vantaggiosi rapporti di cambio del terzo trimestre.

Si tratta di provvedimenti d'emergenza, possibile preludio a una raffica di nazionalizzazioni, che il mercato ha accolto positivamente ritenendoli più efficaci rispetto alle tradizionali armi di difesa del cambio, cui il ministero delle Finanze ha comunque fatto ricorso anche ieri vendendo almeno 7 miliardi di dollari dei suoi stock di valuta estera. Grazie agli ultimi interventi, il rublo ha arrestato la caduta, recuperando sia contro l'euro (da quota 92 a 76), sia rispetto al dollaro (da 72,7 a 61), mentre la Borsa russa ha più che colmato il «buco» di martedì grazie a un rialzo di oltre il 14%. Il governo, non del tutto convinto che quanto fatto finora sarà sufficiente a stabilizzare la situazione, ha comunque già annunciato che saranno adottate ulteriori misure, escludendo blocchi ai movimenti di capitale. Oltre a quella dei mercati, serve del resto recuperare la fiducia delle famiglie. Molte delle quali continuano ad affollare gli sportelli delle banche per convertire i rubli in dollari ed euro. Soprattutto dopo lo spavento dell'altroieri, quando per acquistare un solo euro occorrevano oltre 100 rubli. Non solo. Per evitare che i prezzi diventino inaccessibili (l'inflazione è già vicina al 10%), ieri i russi si sono precipitati fin dalle prime ore del mattino ad acquistare beni di consumo come elettrodomestici e automobili. L'Ikea, presa letteralmente d'assalto, ha già fatto sapere che da oggi ritoccherà i listini verso l'alto. E se Apple ha decretato fin da martedì il black out totale verso la Russia (stoppate anche le vendite on line), Me rcedes si prepara a rincari del 10% a partire da gennaio, mentre Bmw ha chiesto alle sue concessionarie di pagare entro due giorni le auto prenotate. Da domani, sul suolo russo non arriveranno più Jaguar e Land Rover.

Scelte dolorose che avranno ripercussioni sui bilanci. A far la conta dei danni è anche il made in Italy. Secondo il presidente dell'Ice, Riccardo Monti, quest'anno la perdita sarà di «almeno 1,5 miliardi di euro».

Ma il problema maggiore, sottolinea Monti, è la concentrazione degli effetti negativi della crisi russa su «alcuni operatori, aziende che hanno puntato su quel mercato». E una proiezione della Coldiretti evidenzia un crollo delle nostre esportazioni in Russia del 10,5% nei primi dieci mesi 2014. Insomma: al tavolo della crisi russa non vince nessuno.

RPar

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