Anche in un periodo drammatico come quello che stiamo attraversando la parola «austerità» non viene espunta dal vocabolario economico perché un Paese come l'Italia ha un debito gigantesco di 2.400 miliardi di euro destinato ad aumentare almeno di altri 155 miliardi a causa delle misure per fronteggiare l'emergenza. Ed è per questo che le istituzioni più importanti sono già impegnate a tratteggiare un futuro tanto complesso quanto il presente. È sulle strategie che si delineano già fratture impensabili fino a poco tempo fa. Proprio come accaduto ieri alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato: Bankitalia ha dichiarato che il 2021 non dovrebbe essere l'anno dell'austerity a differenza dell'Ufficio parlamentare di Bilancio (organismo di controllo sui conti molto vicino alla Commissione Ue) che ha sottolineato la necessità di ripristinare l'avanzo di bilancio.
«Se il lockdown terminasse a giugno, il Pil registrerebbe nel 2020 un calo dell'8%, come previsto nel Def, ma se le misure per limitare la diffusione del coronavirus dovessero essere prorogate, il crollo dell'attività economica sarebbe anche peggiore», ha detto il capo del dipartimento di Economia e statistica di Bankitalia, Eugenio Gaiotti. Secondo i dati di Via Nazionale, la produzione industriale sarebbe scesa del 15% in marzo e di circa il 6 nella media del primo trimestre con una caduta del Pil attorno a 5 punti percentuali. Per questo non è adesso il momento dell'austerity: politiche restrittive sarebbero controproducenti. «L'attività economica deve essere sostenuta. Le misure messe in campo dal governo sono essenziali per evitare una crisi di liquidità, anche se hanno fatto impennare il debito; quindi bisognerà definire una strategia di lungo periodo per ridurlo e riportare i conti pubblici - la cui solidità non è messa a rischio dall'emergenza - su un sentiero virtuoso di progressivo calo», ha aggiunto Gaiotti.
Per l'Ufficio parlamentare di Bilancio lo scenario macroeconomico «appare circondato da un'incertezza senza precedenti e condizionato da rischi prevalentemente orientati al ribasso», ha rilevato il presidente Giuseppe Pisauro. Alla fine del periodo «eccezionale» di emergenza - ha proseguito - la politica di bilancio italiana «si confronterà con una situazione dei conti gravata dagli interventi straordinari varati e dal crollo delle entrate dovuto alla crisi economica». Per questo l'azione di bilancio «dovrà operare scelte di priorità per garantire la graduale ricostituzione di un avanzo primario che consenta di ridurre nel tempo il debito».
Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, sempre in audizione alla Camera, ha rilevato come sia necessaria una manovra «espansiva poderosa, di entità mai raggiunta dal dopoguerra ad oggi», che tuttavia «non mette a repentaglio la sostenibilità della finanza pubblica».
Anzi, ha chiosato, «è condizione per il suo rafforzamento» perché «sia nel 2021 che negli anni successivi dovremo ridurre il rapporto debito/Pil, ma i risultati del 2019 mostrano che non è necessario imporre misure lacrime e sangue ma si può lavorare per far crescere il gettito fiscale a parità di aliquote attraverso una seria politica di contrasto all'evasione». Parole non del tutto rassicuranti.
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