La Baviera laboratorio politico Così il voto può cambiare l'Ue

Le elezioni rischiano di stravolgere gli equilibri del Paese, mettere in crisi la Merkel e toccare gli assetti di Bruxelles

La Baviera laboratorio politico Così il voto può cambiare l'Ue

Un tempo erano le elezioni più noiose e più scontate d'Europa. Elezioni che dal 1954 ad oggi la Csu, l'Unione Cristiano Sociale, il partito bavarese gemello della Cdu, si era sempre aggiudicato con maggioranze oscillanti tra il 48 e il 50 per cento. Da domani però cambia tutto. Le urne più soporifere d'Europa promettono di trasformarsi nella cartina di tornasole di un più ampio terremoto politico destinato a cambiare non solo il volto della Baviera, ma anche quello della Germania e dell'Europa.

In Baviera, la più ricca e più popolosa regione della Germania, dove il 16 per cento della popolazione tedesca produce il 18,3 per cento del prodotto interno lordo, il ribaltone è anticipato dai sondaggi. Secondo i rilevamenti la Csu crollerebbe dal 48 % del 2013 al 30/33%. Alla sua sinistra i verdi promettono di raddoppiare i voti avvicinandosi al 19 per cento mentre la Spd franerebbe all'11 per cento. Sul versante opposto l'Alternative für Deutschland, (Afd ), il partito della destra euroscettica e anti migranti, è al 12,8 per cento. Visto con gli occhi di un analista politico di casa nostra quel 30/33 per cento dei Cristiano sociali potrebbe sembrare grasso che cola. Ma per la teutonica Csu, abituata a consensi di massa, il pronostico è un autentica pugnalata alle spalle. Una pugnalata figlia del malcontento che le toglie consensi a destra e sinistra.

A destra se ne vanno gli elettori infuriati per l'arrivo del milione di migranti richiamato dai «ce la possiamo fare» della Merkel. Migranti insediatisi, dopo aver risalito i Balcani, nelle tranquille e cattolicissime campagne bavaresi. A sinistra si tuffano nell'esperimento verde i delusi dell'Spd e gli elettori più progressisti della Csu delusi per il ridimensionamento dell'accoglienza a colpi di espulsioni attuato dalla Merkel d'intesa con il presidente della Csu Horst Seehofer, attuale ministro degli Interni del governo federale. E proprio la delicata posizione di Horst Seehofer, trasformatosi in un «falco» anti migranti pur di recuperare voti a casa propria, ci fa capire come il voto di domani superi di gran lunga i confini politici della Baviera. Il pronosticato crollo della Csu, oltre a mettere a rischio la poltrona del ministro degli Interni, solleverebbe una pesante spada di Damocle sulla testa di Manfred Weber, il bavarese della Csu attuale capogruppo del Partito Popolare Europeo candidato dalla Merkel alla guida della Commissione Ue. Ma chi rischia di più è proprio Angela Merkel.

La Cancelliera dopo un eventuale rivolgimento bavarese figlio delle sue politiche pro-migranti dovrà affrontare il 28 ottobre il voto dell'Assia. A Francoforte e dintorni il suo partito rischia un tracollo analogo a quello della Csu bavarese con l'analogo corollario di marea verde a sinistra ed euroscettica a destra. Un doppio tracollo potrebbe trasformare il Congresso della Cdu del prossimo dicembre in un processo ad Angela Merkel segnando la fine politica della Cancelliera dopo tredici anni di potere ininterrotto. Una fine sinistramente preannunciata, due settimane, fa dal siluramento di Volker Kauder il capogruppo dei parlamentari della Cdu, fedelissimo della Merkel, affondato da un inatteso colpo di mano della fronda anti Cancelliera. Ma una caduta della donna simbolo della Germania ago della bilancia degli attuali assetti politici europei ridisegnerebbe, oltre agli assetti di Berlino, anche quelli del parlamento europeo. A Monaco lo spettro di un'alleanza Csu ed AfD viene categoricamente esclusa da entrambi i partiti. Anche perché se i sondaggi fossero confermati non garantirebbero la maggioranza. Invece si parla con insistenza di una coalizione con i Verdi. Ma un'inedita e fino ad oggi impensabile alleanza tra la Csu e i Verdi per governare la Baviera potrebbe specularmente riproporsi anche a Berlino.

E subito dopo diventare il banco di prova per un Partito Popolare costretto dal preannunciato ridimensionamento dei socialisti alle europee di maggio, a cercarsi nuovi alleati per sperare di continuare a controllare l'Europarlamento e arginare l'avanzata nazional-populista.

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