Monta l'ondata di violenza politica che sta scuotendo la Germania. Nella sola giornata del 7 maggio, a Berlino e Dresda, sono state aggredite due donne: la ministra dell'Economia della città-Stato, Franziska Giffey del Partito socialdemocratico tedesco (Spd), e Yvonne Mosler, esponente dei Verdi nel capoluogo della Sassonia. In un Paese sempre più diviso e polarizzato, ritorna l'incubo della Repubblica di Weimar, dove lo scontro politico violento era quotidiano. In visita alla biblioteca del quartiere di Rudow, estrema periferia sud di Berlino, Giffey è stata aggredita alle spalle con «una borsa dal contenuto rigido», secondo quanto comunicato dalla polizia. Un attacco in casa, perché Rudow è il collegio elettorale dell'esponente della Spd, sindaca-prima ministra di Berlino dal 2021 al 2023, rimasta lievemente ferita al capo e al collo. Fuggito dovo aver colpito, l'aggressore è stato arrestato con l'accusa di lesioni pericolose. È un 74enne già noto alle forze dell'ordine per reati di odio, per aver inviato lettere a diversi politici e per negare l'esistenza dello Stato tedesco. Non si sa altro, se non che potrebbe essere uno squilibrato.
Tuttavia, questi elementi ricorrono nei profili dei «Reichsbürger», gli estremisti di destra al centro delle trame per il golpe emerse negli ultimi anni in Germania. Un Paese già simbolo della stabilità dove ora si diffonde «una cultura della caccia selvaggia» contro i politici, come ha affermato Giffey dopo l'aggressione. Per l'esponente della Spd, colpire chi la pensa in maniera diversa «è assolutamente ingiustificabile» e segna «il superamento di un limite a cui come società dobbiamo opporci con risolutezza». Compagno di partito di Giffey, il cancelliere Olaf Scholz ha condannato gli attacchi contro i politici come «vergognosi e codardi». Per il capo del governo federale, «la violenza non appartiene al confronto democratico» e «la maggioranza è chiaramente contraria». Dura reazione dalla ministra dell'Interno, Nancy Faeser, secondo cui «la violenza soffoca ogni dibattito politico, serve un segnale di stop molto chiaro» con «indagini rapide e conseguenze evidenti». Mentre si discute di inasprire le pene per le aggressioni contro i politici, le violenze non si fermano.
A Dresda, Mosler è stata assalita da due giovani, una 24enne e un 34enne apparentemente di estrema destra, che l'hanno insultata prima di sputarle. Ora, i due sono indagati per lesioni, offese, danni ed esibizione di simboli anticostituzionali, perché dal gruppo da cui si sono staccati per dirigersi contro Mosler era spuntato un saluto hitleriano. In pochi giorni, Dresda è stata teatro di tre aggressioni a sfondo politico. Il 3 maggio, a poche ore l'uno dall'altro, erano stati picchiati un volontario degli ecologisti e Matthias Ecke, capolista della Spd alle europee nel capoluogo della Sassonia, rimasto gravemente ferito. I sospetti subito diretti contro la destra radicale si rafforzano.
Due dei quattro aggressori, tutti tra i 17 e i 18 anni, hanno infatti contatti con il gruppo di estrema destra Elblandrevolte, ossia «rivolta dell'Elba». È il fiume che attraversa Dresda e divide la Germania tra occidente e oriente. Una spaccatura che la riunificazione ha cercato di colmare, ma che oggi appare più profonda con un Est sempre più nero.
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