Berlusconi: "No alla paralisi che porterebbe alle elezioni"

Il Cavaliere: "Leali alla Lega, farò di tutto per evitare lo stallo". Toti accusa: "Fi ha commesso troppi errori"

Berlusconi: "No alla paralisi che porterebbe alle elezioni"

«Sarò in prima linea come sempre», assicura Silvio Berlusconi al suo popolo che teme di essere «salvinizzato». Dalla villa di Arcore, dove arrivano recriminazioni, malumori e critiche al gruppo dirigente «nordista», il Cavaliere decide di dare un segnale chiaro, per ricompattare gli azzurri, dire stop alle polemiche interne e incoraggiare ad aprire insieme la «nuova pagina delle nostre battaglie di libertà».

Nella lettera agli eletti in parlamento, che incontrerà il 14 alla Camera, Berlusconi scrive che «come leader di Forza Italia e garante verso gli elettori degli impegni assunti nella campagna elettorale», intende lealmente appoggiare un eventuale tentativo di Matteo Salvini di trovare una maggioranza per andare al governo. Ma al tempo stesso sottolinea che Fi ha oggi «un ruolo essenziale» per scongiurare «una paralisi che porterebbe ineludibilmente a nuove elezioni», così come l'ha avuto nella vittoria del centrodestra, con «milioni di italiani che hanno confermato la loro fiducia» al partito.

Il leader azzurro fa un'analisi del voto e indica nell'«esplodere del voto di protesta, alimentato dal crollo di consensi della sinistra», oltre al suo azzoppamento per l'«inaccettabile condanna politica» (da ieri può chiedere la riabilitazione al tribunale di Milano), le ragioni del calo di Fi e del sorpasso leghista. Sottolinea che tante «incognite» pesano su «un Parlamento dagli equilibri incerti e confusi» e che bisogna «consentire all'Italia di uscire dallo stallo, di darsi un governo», per attuare il programma del centrodestra.

Mentre già Salvini si definisce leader del centrodestra, Berlusconi rivendica il suo ruolo in Fi, il suo peso nella vittoria della coalizione e la regia delle future trattative. Per le consultazioni al Colle, poi, gli azzurri non pensano ad una delegazione unica, preferiscono andare da soli.

Alla parola del Capo segue quella dei colonnelli, i coordinatori regionali. Che smentiscono divisioni e malesseri, soprattutto al Sud e si riconoscono in «un movimento politico unito intorno a Berlusconi, una grande forza politica nazionale dove non esistono distinzioni né tanto meno contrapposizioni territoriali». La nota dice che «la responsabilità delle scelte compiute è collettiva» e che nel tavolo per le candidature si è lavorato insieme, sotto la guida del Cav «per compiere nei territori le scelte migliori possibili».

È una risposta ad «imprecise e tendenziose» ricostruzioni di stampa, su un «processo» ai vertici di Fi, in testa Niccolò Ghedini, in particolare per la formazione delle liste, che avrebbe favorito il Nord dove la Lega è forte e penalizzato il Sud, che ha lottato da solo contro lo tsunami 5Stelle, prendendo molti voti ma ottenendo pochi eletti. In Sicilia, che pure ha tenuto al 21%, una fronda già attacca il coordinatore Miccichè. Ma è una risposta anche all'alfiere del partito unico del centrodestra, il governatore ligure Giovanni Toti, che dopo il pranzo per festeggiare Salvini, dal Corriere della Sera insiste sugli «errori» di Fi e sulla necessità di «una nuova forza moderata». E accusa: «Troppe rese dei conti, si è ristretto ancor di più il circolo dei decisori politici, non c'è stato alcun coinvolgimento del territorio».

Come Matteo Renzi dice «basta con i caminetti». Poi la rivendicazione personale, «sono stato tra i pochi ad aver portato vittorie al partito» e non sono stato consultato, pur assicurando: «Nessuno vuole fare un golpe o strappare lo scettro a Berlusconi».

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