Contro l'espansionismo della Cina Silvio Berlusconi da anni lancia l'allarme, in ogni discorso sulla situazione internazionale il rischio di una «colonizzazione» da parte della dittatura comunista è sembrato il suo chiodo fisso. Ora che la crisi economica si è pesantemente aggravata causa Covid e lo shopping cinese di aziende italiane ed europee ha subito un'accelerazione, l'europarlamentare si rivolge ai vertici del governo Ue chiedendo un intervento a tutela degli asset nostri e del continente.
Il leader di Forza Italia firma, con il vicepresidente Antonio Tajani, una richiesta di risposta scritta alla Commissione europea in cui chiede che scenda in campo. Vuole sapere quali azioni intende intraprendere per avere una politica industriale europea più coordinata e se adotterà iniziative «per rendere ancora più stringenti» le misure del Regolamento del 2019 sul controllo degli investimenti diretti extraeuropei in settori strategici comunitari.
In Italia, si ricorda, gli investimenti cinesi sono passati dai 573 milioni di euro del 2015 ai 4,9 miliardi del 2018. Allarmano soprattutto quelli in società che detengono asset infrastrutturali strategici. La sola multinazionale cinese State Grid detiene il 35% di Cdp Reti Spa che controlla le reti energetiche (Snam, Terna, Italgas). Sul nostro territorio, inoltre, operano 50.797 imprenditori nati nella Repubblica Popolare Cinese, in particolare 17mila nel manifatturiero. Il preoccupante quadro viene dalla relazione con la quale il 5 novembre scorso il Comitato parlamentare italiano per la sicurezza ha messo in guardia dalla penetrazione di capitali cinesi nel tessuto economico italiano.
Per Berlusconi e Tajani questo fenomeno «rientra nel disegno di espansione economica della Cina in Europa», di cui ci sono esempi significativi l'acquisizione del porto di Duisburg in Germania e del Pireo in Grecia. Il rischio di una dipendenza dell'Europa dalla Cina, scrivono, è «incalcolabile».
Per questo i due esponenti del Partito popolare europeo chiedono ai vertici Ue anche se intendono creare una struttura «in grado di veicolare informazioni strategiche di tipo economico e industriale, provenienti dai servizi di sicurezza degli stati membri».
L'interrogazione scritta alla Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, collega di Berlusconi e Tajani nel Ppe, punta dunque ad ottenere uno scudo comunitario per fermare lo shopping cinese negli asset strategici, citando ampiamente il rapporto Copasir. Il comitato di collegamento tra Parlamento e intelligence ha segnalato con preoccupazione le manovre cinesi per allargare lo spazio nell'industria e nell'imprenditoria del nostro Paese. E l'ex premier è stato in passato tra i più critici del memorandum sulla Via della Seta cinese, tanto caro al 5Stelle Luigi Di Maio e al suo Movimento.
Il leader di Fi ha anche criticato la Cina per il tentativo di tenere nascosto il coronavirus e di minimizzare all'inizio della pandemia.
Per lui, questo «deprecabile» atteggiamento ha avuto come conseguenza il dilagare del virus in tutto il mondo e una crisi economica generale, di cui oggi la Cina uscita dall'emergenza tenta di approfittare, per imporre quella che il Cavaliere chiama «l'egemonia globale di un totalitarismo comunista».
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