Berlusconi smonta il caso primarie: ora servono le idee

Il Cav chiarisce la linea ai fedelissimi: questo non è il momento dei tecnicismi. Ma Salvini insiste: non si scelga più in una stanza

Berlusconi smonta il caso primarie: ora servono le idee

Primarie, capitolo chiuso? Il giorno dopo il comunicato con cui ha frenato sul ricorso a una consultazione dal basso per l'individuazione dei candidati alle prossime Amministrative, Silvio Berlusconi ci tiene a chiarire e ridimensionare la vicenda. In alcune telefonate l'ex premier spiega che il suo intervento non era certo volto ad alimentare uno scontro frontale con i suoi dirigenti o a sconfessarne l'operato. La sua intenzione era semplicemente quella di rendere noto a tutti di non aver cambiato idea in merito a uno strumento nel quale Berlusconi crede poco e che, a suo dire, sta indebolendo il Pd piuttosto che rafforzarlo. Premesso questo, è il ragionamento di Berlusconi, di questi temi oggi alla gente interessa poco. Evitiamo di soffermarci troppo a discutere di tecnicismi, piuttosto concentriamoci su idee, proposte e contenuti.

Il nodo resta, però, il rapporto con la Lega. La proposta delle primarie va letta soprattutto in chiave tattica, come una risposta al classico schema salviniano della «accelerazione preventiva». In sostanza - come già avvenuto in passato - il segretario della Lega ha ufficializzato la candidatura di Lucia Bergonzoni alla guida del Comune di Bologna, senza consultare nessuno. Una mossa che ha costretto Forza Italia a ragionare su una soluzione alternativa - le primarie - a cui difficilmente il Carroccio potrebbe dire no. Berlusconi è convinto che sia necessario sedersi a un tavolo con Salvini, facendogli capire che l'obiettivo deve essere quello di vincere nelle città piuttosto che alimentare un derby tra alleati. Non tutti i dirigenti di Fi confidano, però, nella disponibilità del leader del Carroccio a ragionare in un'ottica di coalizione. «Berlusconi ha ragione quando chiede di non sposare acriticamente un modello entrato in crisi nel Pd» spiega Anna Maria Bernini. «Troppo spesso il Pd si è trovato a svolgere primarie con regole poco chiare, in presenza di un rischio di inquinamento del voto, selezionando candidati arrivati poi spompati alle “secondarie”, ovvero al voto vero e proprio. Il punto, però, è che esiste un caso Bologna, una città dove con un candidato unitario possiamo giocarcela. Se lo troviamo bene. Altrimenti individuiamo uno strumento che consenta una consultazione dal basso, senza impiccarci a modelli altrui».

Puntualizzazioni arrivano anche da Giovanni Toti. «Si tratta di una tempesta in un bicchier d'acqua. Le primarie possono essere uno strumento di appello o di cassazione ove le forze politiche non trovano un accordo prima. È evidente che se c'è un accordo su un candidato, questo candidato sarà lui: non si va in piazza a fare le primarie come esercizio ginnico». Salvini, però, prova subito ad allargare il campo e con una dichiarazione non solo apre le primarie, ma prova a rilanciarle anche per la scelta del candidato premier. «La Lega è favorevole alle primarie, sia a livello nazionale che per le candidature alle comunali del 2016 perché non è più tempo di decidere le candidature nel buio di qualche stanza. Sarebbe un bel segnale chiedere agli italiani chi deve sfidare Renzi».

Sullo sfondo vengono sempre più allo scoperto le contraddizioni di Ncd. Ieri Nunzia De Girolamo ha ufficialmente annunciato il suo addio. «Mi ero illusa che il mio partito potesse contribuire alla ricostruzione di un centrodestra moderno. E mi ero illusa che onorasse il nome che porta. E invece stanno lavorando per aggregarsi al centrosinistra. Temo che Alfano e Ncd, se si votasse domattina, si candiderebbero con Renzi».

Una previsione subito confermata dall'attuale portavoce di Ncd in Campania, Luigi Barone, che in un'intervista al sito Ottopagine non esclude l'alleanza con il Pd a Benevento e la possibile partecipazione alle primarie del centrosinistra.

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