Biden vola in Israele. Sfida di Iran e Russia. "Stati Uniti in guerra". Le manovre di Putin

Cresce il rischio di un allargamento del conflitto in Medio Oriente

Biden vola in Israele. Sfida di Iran e Russia. "Stati Uniti in guerra". Le manovre di Putin
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Cresce il rischio di un allargamento del conflitto in Medio Oriente. Benjamin Netanyahu promette di trionfare sull'asse Hamas-Hezbollah-Iran, al confine tra Israele e Libano si registra un nuovo scambio di colpi (Hezbollah dice di aver attaccato cinque basi dell'esercito dello Stato ebraico, che a sua volta ha colpito obiettivi nel Sud del Libano), mentre Teheran e Mosca affermano che gli Usa sono responsabili dell'escalation. E Joe Biden avverte che se da un lato Israele «deve rispondere e attaccare Hamas, un branco di codardi che si nascondono dietro i civili», dall'altro «se occupasse Gaza nuovamente sarebbe un grande errore». Il presidente americano ha rinviato un viaggio in Colorado, e pur se la Casa Bianca spiega che rimarrà a Washington per partecipare alle riunioni sulla sicurezza nazionale, diversi media parlano dell'ipotesi di una visita in Israele, che secondo una fonte di Haaretz potrebbe avvenire già mercoledì.

Mentre fonti del Pentagono al Wall Street Journal rivelano che l'esercito americano ha selezionato circa 2mila soldati per prepararsi a un potenziale dispiegamento a sostegno di Israele quando lancerà l'offensiva di terra a Gaza. Precisando comunque che i militari avrebbero compiti di consulenza e supporto medico e non sarebbero coinvolti «nel combattimento».

Netanyahu, da parte sua, sottolinea che il mondo deve unirsi per sconfiggere Hamas: «Trionferemo perché ne va della nostra stessa esistenza in questa regione, che è piena di forze oscure. Hamas fa parte dell'asse malvagio formato da Iran e Hezbollah». Mentre il responsabile del governo per la sorte degli ostaggi israeliani a Gaza, Gal Hirsch, in un incontro al ministero degli Esteri con più di 100 ambasciatori e diplomatici stranieri, sottolinea: «Dovete chiamare i vostri governi e chiedere loro di stare dalla parte di Israele. Non chiedeteci di fermarci». Ieri Netanyahu ha incontrato il segretario di Stato americano Antony Blinken, tornato in Israele per aggiornarlo sul suo tour diplomatico degli ultimi giorni volto a costruire una coalizione contro Hamas, impedire ad altri attori di unirsi alla guerra contro lo Stato ebraico, garantire l'accesso di aiuti umanitari per i civili a Gaza e il rilascio degli ostaggi nella Striscia. Blinken (sceso in un rifugio con il premier per 5 minuti mentre suonavano le sirene d'allarme) gli ha ribadito il suo «fermo sostegno al diritto di Israele di difendersi dal terrorismo di Hamas, riaffermando la determinazione degli Usa a fornire al governo israeliano ciò di cui ha bisogno per proteggere i suoi cittadini».

Il ministro degli Esteri di Teheran Hossein Amirabdollahian, invece, avverte che «il tempo sta per scadere per trovare soluzioni politiche che frenino la crisi di Gaza, e la possibile estensione della guerra ad altri fronti sta raggiungendo la sua fase inevitabile». Secondo il suo portavoce, inoltre, «gli Usa devono essere ritenuti responsabili per i crimini del regime sionista». Una lettura condivisa da Mosca, dove il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ritiene gli Stati Uniti i «principali responsabili» dell'attuale escalation in Medio Oriente. Vladimir Putin, intanto, nelle conversazioni con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il siriano Bashar al-Assad, l'iraniano Ebrahim Raisi e il palestinese Abu Mazen, ha espresso preoccupazione per l'escalation su larga scala tra Palestina e Israele, come ha riferito il Cremlino.

Sul fronte Ue, invece, oggi è in programma un vertice in videoconferenza tra i 27 leader, ma un alto funzionario spiega che non ci si aspetta una dichiarazione comune, visto che l'incontro è stato convocato «per avere una discussione strategica anche in vista di un eventuale viaggio» del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in Israele.

Intanto il capo degli affari umanitari dell'Onu, Martin Griffiths è in partenza per il Medio Oriente per contribuire ai negoziati che mirano a sbloccare gli aiuti d'emergenza per i civili a Gaza.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite però resta diviso, come dimostrano le due risoluzione rivali al voto: una della Russia di Putin (che oggi vola in Cina da uno Xi Jinping, convertitosi alla causa palestinese) e l'altra del Brasile (presidente di turno del Cds), con la prima che non condanna come la seconda «gli atroci attacchi terroristici di Hamas».

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