Emmanuel Macron è di nuovo sotto assedio politico. Perché l'Eliseo non sembra in grado di spiegare come sia possibile che l'ex bodyguard, sospeso a maggio e licenziato a luglio, tuttora indagato per violenze volontarie per quando si finse poliziotto, possa tranquillamente andarsene in giro per il mondo con due passaporti diplomatici per fare affari. Alexandre Benalla è infatti andato in Israele e in diversi Paesi africani negli ultimi mesi. L'ultimo passaporto diplomatico è stato rilasciato il 24 maggio, cioè quando le sue responsabilità nel duplice pestaggio del 1° maggio erano già emerse. L'ultimo viaggio rivelato da Le Monde è stato in Ciad, a inizio dicembre, pochi giorni prima della visita ufficiale di Macron alle truppe francesi e al presidente Idriss Deby, incontrato poco prima dallo stesso Benalla, che a N'Djamena era in «missione economica». Al seguito di imprenditori «che nulla hanno a che fare con Macron», secondo la sua versione.
Con il passaporto diplomatico, uno dei quali consegnato quindici giorni dopo la prima «sospensione» per le violenze del 1° maggio, ha provato a rifarsi una carriera come intermediario. In Ciad ha negoziato la vendita di uniformi per l'esercito locale, per conto di società sudanesi, turche e qatariote. L'Eliseo scarica tutto sul ministero degli Esteri francesi, che si giustifica così: «Gli abbiamo chiesto via raccomandata di riconsegnare il passaporto, non l'ha mai fatto». Una risposta talmente debole che ha fatto piovere nuovi dubbi sulla presidenza della Repubblica e sui suoi rapporti, un tempo strettissimi e di fiducia, con l'ex bodyguard.
L'accusa è quella di continuare a usare due pesi e due misure quando c'è di mezzo il 27enne: un cittadino comune sarebbe infatti già stato fermato alla prima frontiera, se il ministero degli Esteri avesse denunciato l'appropriazione indebita del passaporto, visto che la presidenza della Repubblica «ha chiesto alle amministrazioni competenti di procedere con le misure necessarie per garantire che questi passaporti vengano restituiti e non possano più essere utilizzati», fa sapere l'Eliseo. Invece lui gira il mondo da quasi sei mesi senza dover rendere conto né alle autorità francesi, né a quelle straniere.
L'ex bodyguard del presidente della Repubblica, nonché consigliere all'Eliseo fino al suo licenziamento, imbarazza ancora le più alte cariche dello Stato. Lo avevano già rinnegato nelle commissioni d'inchiesta dell'Assemblea nazionale e del Senato in estate. L'allora ministro dell'Interno Gérard Collomb disse che non sapeva chi fosse fin quando non scoppiò l'affaire grazie al video, pubblicato da Le Monde il 18 luglio, che mostrava le sue violenze in tenuta ingiustificata da poliziotto. Lo stesso Collomb si è dimesso poco dopo in polemica con il presidente.
Ma c'è di più: Benalla il 19 settembre ha dichiarato sotto giuramento al Senato che i suoi due passaporti riservati a «membri del gabinetto che hanno una dimensione diplomatica» erano rimasti nei cassetti dell'Eliseo. «Da allora qualsiasi utilizzo non rientra negli impegni presi dall'interessato», scrive ancora il Quai d'Orsay. Il caso Benalla bis è ormai servito. Il diretto interessato ieri ha fatto sapere di averli «ripresi dopo l'audizione al Senato». Il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian lo ha denunciato al procuratore della Repubblica. Il tutto con i gilet gialli pronti all'atto settimo, a Parigi come in altre città.
A Bordeaux oggi resteranno chiusi preventivamente musei, biblioteche, giardini pubblici e teatri. La situazione resta tesa anche a Besançon: dopo i fermi di giovedì, una quarantina di manifestanti davanti alla prefettura denunciano di aver subito violenze dalla polizia.
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