Le cinque ore di colloquio tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi sono state il piatto forte della due giorni del G20 di Bali. Un summit dei ministri degli esteri che pur non riuscendo a generare una posizione comune, è servito a riavviare quantomeno un dialogo tra le due super-potenze.
Blinken e Wang hanno trovato punti di convergenza sulla cooperazione nei cambiamenti climatici e sulla salute pubblica, ma restano distanti, com'era del resto prevedibile, sulla questione ucraina. In attesa che siano Joe Biden e Xi Jinping a parlare, seppur da remoto, il nodo sul conflitto in corso non è stato sciolto. Blinken ha ammesso di essere stato schietto con il suo interlocutore, persino «poco diplomatico». Il segretario di Stato ha espresso «profonde preoccupazioni degli Stati Uniti riguardo all'attività sempre più provocatoria di Pechino nei confronti di Taiwan e all'importanza vitale di mantenere la pace e la stabilità nell'area». Sull'Ucraina Blinken continua a trovare incomprensibile e poco chiaro «il tacito consenso della Cina all'invasione russa. Pechino non può sottrarsi alle proprie responsabilità: deve condannare l'aggressione, e non sostenerla nell'ombra, contribuendo a chiedere a Mosca di consentire l'accesso al cibo bloccato in Ucraina».
Pechino ha sottolineato il consenso delle due parti sull'evitare un'escalation del confronto in atto. Anche se per Wang «è necessario andare oltre Kiev per dare vita a una tregua sulle divisioni tra Est e Ovest. Cina e Russia da una parte, e Stati Uniti ed Europa, dall'altra devono aprire un tavolo comune di confronto». Su Taiwan però il capo della diplomazia cinese è stato inflessibile: «Washington deve smettere di giocare la carta di Taiwan per ostacolare il processo di riunificazione pacifica della Cina. Washington deve abbandonare la mentalità da Guerra Fredda. La precedente amministrazione è stata disastrosa. Speriamo che Biden possa invertire la rotta». Osservato speciale a Bali è stato ovviamente il ministro degli Esteri russo Lavrov, che ha abbandonato la sala quando la sua omologa tedesca, Annalena Baerbock, ha criticato Mosca per l'invasione. Lavrov si è comportato allo stesso modo poco prima dell'intervento da remoto del ministro degli esteri ucraino Kuleba, e quando Blinken ha condannato a sua volta l'intervento militare di Putin. Nel corso del summit Blinken e Lavrov si sono ignorati e per il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, l'atteggiamento del ministro russo è stato «poco rispettoso nei confronti dei partecipanti al vertice del G20». Kuleba ha rincarato la dose, chiedendo alla comunità internazionale di «non consentire alla Russia di ricattare il mondo. L'arroganza di Putin non è più accettabile».
In una nota Mosca ha bollato come «farsa» la riunione di Bali: «il loro piano di boicottare il Cremlino è miseramente fallito». Il summit, che si era aperto con l'appello della ministra indonesiana Retno Marsudi di mettere fine all'Operazione Speciale del Cremlino, è stato caratterizzato da una serie di fratture diplomatiche e di rispettivi boicottaggi.
Il rappresentante degli Stati Uniti e quelli degli altri Paesi del G7 hanno sabotato la cena inaugurale in segno di protesta contro Mosca. Una tensione talmente palpabile da far persino saltare la tradizionale foto di gruppo.
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