Il bluff del candidato sindaco: stava solo girando un reality

Choc a Palermo, la campagna elettorale di La Vardera è stata registrata e diventerà un film. Salvini e Meloni: lo denunciamo

Il bluff del candidato sindaco: stava solo girando un reality

Il primo video in rete, quello con cui è cominciato tutto, in effetti conteneva già tutto. E se non proprio tutto, col senno di poi, sicuramente qualche indizio. Lui, Ismaele La Vardera, ex Iena, giovane di 24 anni, passeggiava per le strade della sua Palermo, proclamava «Gesù è il mio maestro di vita» e raccontava la parabola della sua imminente discesa in campo: «Sarò un piccolo Davide rosso contro i Golia della politica». Tono da profeta. Ma prometteva pure, altrettanto profetico: «Sarò lo sconzajoco», termine dialettale palermitano che sta per guastafeste. E in effetti ha sconzato eccome i giochi: perché il giovane candidato sindaco di Noi con Salvini, Fratelli d'Italia, era un finto candidato. O meglio, era un vero candidato ma un po' per finta. Un vero attore nel ruolo di candidato sindaco che con telecamere e microfoni nascosti ha filmato tutta la sua campagna elettorale dall'interno, per farne un docu-film di denuncia sulla mala politica. Una sorta di Truman show al contrario, con politici e sostenitori come comparse inconsapevoli. Ed elettori burlati, visto che il candidato La Vardera ha ottenuto 7.043 voti, pari al 2,59%.

All'elezione di Leoluca Orlando i palermitani sono abituati. Ma una burla così davvero no, va oltre il paradosso. Che ci fosse qualcosa di strano si era capito dal silenzio post elettorale di La Vardera. E da un altro indizio. Sul suo profilo Facebook La Vardera aveva postato una sorta di locandina da film: «Ismaele La Vardera. Il sindaco. Dal 12 giugno». Mancava solo al cinema. O in tv, questo ancora non è dato sapere. Ironia della sorte, a smascherare il tutto è stata una lite con scazzottata con un attore vero, Francesco Benigno, volto noto di un vecchio film di Marco Risi, Mery per sempre. Benigno si era candidato proprio nelle liste a sostegno di La Vardera. Ma ha fatto flop. Una sconfitta che Benigno non ha preso bene, con tanto di invettive sui social. E ancor meno bene Benigno l'ha presa quando La Vardera gli ha spiegato quale fosse il suo vero progetto, un docufilm sulla politica. Di qui la quasi rissa, finita con La Vardera in ospedale.

Eppure. Eppure, incipit a parte con quello strano video, la campagna elettorale di Ismaele era andata liscia. Solo all'inizio un piccolo intoppo. A fine febbraio si era scoperto che una parte del suo programma era identica a quella del candidato sindaco di Segrate. Imbarazzo, qualche polemica e poi le scuse, innocenti: «Ero in buona fede». Finito lì. Forse un lapsus freudiano degli sceneggiatori, visto oggi. Altra stranezza, la presenza costante di telecamere al seguito del giovane candidato, che 24 anni li ha compiuti l'8 giugno. Ma anche questo era passato in secondo piano. E quindi giù dibattiti, confronti, passerelle coi big della politica. Fdi era entusiasta. Ignazio La Russa lo aveva definito «il nostro Dybala» visto che era il più giovane dei candidati. E infatti i più arrabbiati sono loro, i politici. In testa Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che per quel giovane candidato palermitano certamente non vincente ma fresco e noto abbastanza, grazie alla tv e alle Iene, ci hanno messo la faccia, andando di persona a sostenerlo. Salvini è stato coinvolto in un tour allo Zen, uno dei quartieri più difficili e degradati di Palermo. Le sue foto a bordo della moto Ape, il mezzo scelto da La Vardera per la sua campagna da sindaco, hanno fatto il giro del web. Come quelle della Meloni del resto. Meloni e Salvini hanno negato ora la liberatoria per le immagini. E si riservano di presentare denuncia. Non se la passano bene neppure i vertici locali dei partiti, che hanno fatto da garanti.

E ora la politica palermitana teme il film. La Vardera ha detto a Benigno di avere registrato «tutti, ma proprio tutti», mentre «dicono le peggio cose», giura Benigno. I social sul caso sono divisi. Per molti La Vardera è un genio. Per altrettanti è un traditore che ha preso in giro, oltre che i politici, gli elettori, la sua pagina pullula di insulti.

E lui, il Davide rosso che sfidava Golia, quello che burlandosi di Orlando diceva «Io il sindaco non lo so fare, non ancora»?». Ieri pomeriggio il Davide-Ismaele è ricomparso su Facebook con un video. E ha spiegato che no, nessuna burla: «La mia candidatura non è stata affatto un bluff», ha detto. Probabilmente per parare le denunce annunciate dei Golia della politica inferociti. La Vardera ha spiegato di essersi fatto aiutare dal regista Marco Gianstefani, dal suo «padre adottivo» Davide Parenti (autore delle Iene) e dal regista Claudio Canepari.

«Non ho perso la mia natura giornalistica», si è giustificato (ma l'Ordine di Sicilia ha aperto su di lui un'indagine conoscitiva). La Vardera ha concluso il video, sornione: «Nel raccontare la politica che male c'è?». Nessuno, in effetti. Ma nel farne un reality show, burlandosi degli ignari elettori, forse sì.

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