"Tutti devono potersi difendere fino all'ultimo grado di giudizio. Poi, però, le sentenze vanno rispettate, senza evocare scenari che sembrano appartenere più alla Seconda Repubblica". Così, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede – intervistato dall’Ansa – commenta la vicenda della sentenza della Corte di Cassazione sui fondi (da sequestrare) alla Lega di Matteo Salvini, al quale manda un messaggio forte e chiaro, contenente un velato (ma neanche troppo) riferimento all’epopea berlusconiana contro le toghe rosse.
Parole arrivate dopo che il Carroccio si è rivolto al capo dello Stato Sergio Mattarella, parlando di "sentenza politica" – per bocca dello stesso vicepremier – per bloccare l’iniziativa degli ermellini e dei pm.
Un’uscita che è piaciuta molto poco all’Associazione nazionale magistrati, che ha dichiarato che "evocare un possibile intervento del Quirinale risulta essere fuori dal perimetro costituzionale".E l’uscita non è piaciuta neanche al Guardasigilli pentastellato, che ha bacchettato l’alleato di governo.
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