Più che un incontro è una sfida. Carlo Bonomi contro Giuseppe Conte. Il premier e il leader di Confindustria, di fatto il capo dell'opposizione reale che non vive nel Palazzo ma nel Paese. E che non fa sconti nemmeno nel giorno in cui Confindustria viene invitata a Villa Pamphilj, per la quarta giornata degli interminabili Stati generali.
Già alla fine di maggio, in un incontro organizzato da Fondazione Fiera, Bonomi era stato tranchant: «In Italia si è sempre pensato che il lavoro venisse per decreto, ma purtroppo l'economia è altro: i posti di lavoro si creano solo se ci sono investimenti». Insomma, una scomunica totale della politica dell'esecutivo basata su bonus, mance, reddito di emergenza e, naturalmente, dosi massicce di cassa integrazione. Lunedì, annusando l'aria della kermesse capitolina, il presidente di Confindustria aveva rincarato la dose: «Mi sarei aspettato un piano preciso, con un cronoprogramma, ma io questo piano non l'ho visto». Come a dire maliziosamente che la kermesse è una grande parata che serve più al futuro del premier che a quello del Paese.
Il faccia a faccia non attenua le distanze. Conte porge un saluto ecumenico, avvolgente, inclusivo, ma si tratta di frasi dettate dalla grammatica se non dalla retorica istituzionale: «Non c'è alcun pregiudizio. Per noi l'impresa è un pilastro della nostra società, è il tessuto produttivo, si sta facendo di tutto per preservarlo, produce crescita economica, produce sviluppo e innovazione». Ma in concreto? Conte, fra il perfido e l'ironico, cita una «misura che il dottor Bonomi ci voleva rubare: il nuovo piano di transizione impresa 4.0 plus, dedicato a chi vorrà volgere le sue attenzioni e innovare in modo ancora più spiccato, abbracciando le nuove tecnologie digitali ancora più sofisticate, l'intelligenza artificiale, il blockchain, una transizione green ancora più spinta».
Bonomi replica tagliente nel corso del meeting, alla fine con i giornalisti, su Twitter, ovunque, riportando la discussione alla farraginosità e alle contorsioni degli interventi pensati e realizzati dal governo. «La cassa integrazione - spiega l'imprenditore lombardo - è stata anticipata in vasta misura dalle imprese e così sarà per ulteriori 4 settimane. Gravi ritardi ci sono stati anche nelle procedure annunciate a sostegno della liquidità. Le misure economiche italiane si sono rivelate più problematiche di quelle europee». Salvini chiosa: «Conte, Gualtieri e Tridico dovrebbero chiedere scusa e poi per dignità dimettersi per i ritardi nel pagare la cassa integrazione».
La sfida vira verso il duello. Un duello infinito come in un celebre racconto di Conrad. Il premier prova a rassicurare: «Noi condividiamo anche la filosofia di Milton Friedman: per noi l'obiettivo di un'impresa è produrre guadagno». Bonomi si accontenterebbe di molto meno, il rispetto dei verdetti della magistratura: «Lo Stato restituisca 3,4 miliardi di accise su energia, trattenute dallo Stato nonostante la sentenza della Cassazione che ne impone la restituzione».
Conte incassa, poi abbandona lo sfavillante futuro supertecnologico e scatta una foto realistica del presente:«Se la produttività nel nostro Paese è da tanti anni al disotto della media europea, allora forse è perché ci sono problemi strutturali che si trascinano. Ma la questione non prevede di piangersi addosso».
Anzi.
Conte invita tutti a mandargli di corsa osservazioni e suggerimenti: la prossima settimana inizierà la stesura finale del Recovery Plan italiano che a settembre verrà presentato all'Europa. In palio una montagna di soldi e quel salto che da troppo tempo il Paese attende.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.