È una notte per cuori forti e per gente abituata a contese del genere. Leonardo Bonucci è uno di questi, uno che con la Juve e l'azzurro ha girato il mondo. Insomma, il ruolo di senatore non gli è mai pesato. Anzi ne ha fatto un vanto insieme al «gemello» Chiellini. Con il quale ha costruito una coppia inscindibile sul campo e anche nel tempo libero: sempre in vacanza insieme, con le famiglie, accadrà anche da mercoledì. Bonucci-Chiellini, un ritornello che risuona nei tabellini bianconeri e della Nazionale da anni. Potrebbero giocare uno a fianco all'altro anche a occhi chiusi.
Di notti come queste ne ha vissute tante e a livello internazionale erano state tutte negative. Le loro lacrime di Kiev nove anni fa ma soprattutto quelle di San Siro del novembre 2017, quando conobbero l'onta peggiore che possa capitare a un calciatore: fallire una qualificazione al Mondiale. In quella di ieri la storia è finalmente cambiata, con Bonucci che ha messo anche il suo sigillo. Diventando il calciatore più anziano a far gol in un Europeo: 34 anni e 71 giorni, superato il tedesco Hölzenbein della finale del 1976 che perse la Coppa ai rigori con la Cecoslovacchia. Un gol nella cui azione c'è anche il piede di Chiellini, affossato poco prima del tocco decisivo dell'amico. Un gol dedicato ai figli Lorenzo e Matteo che fa perdere anche il tradizionale aplomb al presidente Mattarella, sicuramente più composto nella reazione del presidente Figc Gravina. Un gol bissato con la trasformazione nella lotteria dei rigori. Vinta con le parate finali di Donnarumma. E dopo la Bbc, ecco la Dbc.
Bonucci è entrato da poco nel club dei centenari azzurri: ha tagliato il traguardo nella notte in cui insieme a Chiellini ha sbranato il belga Lukaku e proiettato l'Italia nell'Olimpo continentale. Causa infortunio del «gemello», è stato l'unico calciatore di fatto insostituibile nella difesa di Mancini. Prendendosi anche il record di azzurro più presente agli Europei: 18 gettoni. La notte di Wembley è l'occasione che aspettava. Voleva finalmente vincere a livello continentale dopo le beffe con Real e Barcellona in maglia bianconera e la disfatta di nove anni con la Spagna. E riteneva questo il gruppo migliore per farlo. A Coverciano, in uno dei tanti discorsi tenuto davanti ai compagni, lo aveva giudicato la «più squadra» di tutte. Coniando anche un motto: «L'Italia di Mancini è uno più uno fa un uno più grande».
Ed eccolo ancora lì, a sostenere e a guidare con l'inscindibile compagno la nostra Nazionale, specie i più giovani. Ieri un'altra notte difficile, nata sotto la cattiva stella di un gol subìto quando ancora le posizioni in campo non erano nemmeno stabilite. E dopo un ghigno di rabbia, ha cominciato a studiare il modo di rilanciare l'azione da dietro.
Mentre aiutava capitan Chiellini a chiudere ogni spazio a Kane al «tuffatore» Sterling. Fermato anche con le cattive, tanto che Bonucci e Chiellini sono finiti sul taccuino dell'arbitro. Ma alla fine è stata solo festa, meritata. E l'abbraccio bellissimo di Bonucci a Mancini.
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