Botte sul bus, è assolto. "Pestò i controllori, gli parevano aguzzini"

Il giudice: incapacità di intendere e di volere perché le divise gli ricordavano i lager libici

Botte sul bus, è assolto. "Pestò i controllori, gli parevano aguzzini"

Avete presente i controllori dei biglietti sui pullman della placida Versilia? Ebbene: sono evidentemente dei feroci kapò, che ricordano pari pari gli aguzzini che tormentano i profughi nei campi in Libia. Così quando un giovane senegalese, che in quei campi ha avuto la sventura di passare, si è trovato davanti i due tizi in divisa che gli chiedevano il biglietto, è ripiombato nell'incubo del lager libico. Certo, gli è saltato addosso e li ha aggrediti e li ha riempiti di botte. Ma solo perché era sconvolto, non più in grado di distinguere la campagna toscana dalla piana del Meghreb, l'autobus dal lager, i controllori dai trafficanti di uomini. E dunque come si può condannarlo? Infatti lo hanno assolto.

È una sentenza interessante, quella emessa da un giudice del tribunale di Lucca, e resa nota sabato dal sindacato degli autisti della Ctt, il consorzio di trasporto pubblico della Toscana del nord-ovest. Perché inserisce l'analisi a tastoni del retroterra psichico tra le cause di non punibilità delle imprese dei violenti da strada. «Incapace di intendere e di volere al momento dei fatti»: questa la motivazione con cui il protagonista dell'aggressione ai controllori, viene scagionato da ogni accusa. A farlo uscire di senno, ha stabilito la perizia medicolegale, è stata proprio l'apparizione dei controllori, che hanno fatto scattare in lui l'eco dei tormenti patiti durante il viaggio in cerca di asilo. Tutto accade sulla via Aurelia, all'altezza di Viareggio, un giorno dell'estate scorsa. A voler essere pignoli, si potrebbe obiettare che la prima ad andarci di mezzo era stata una anziana, che difficilmente poteva essere scambiata per un aguzzino libico. Appena i controllori gli chiedono il biglietto, il giovanotto infatti inizia a dare fuori di matto; la donna lo invita a calmarsi, ricordandogli che «devi pagare anche tu, come tutti»: e il senegalese le rifila uno schiaffone. I bigliettai cercano di bloccarlo, e lui si scatena contro di loro: «Cercavamo di indurlo alla calma - racconteranno poi - ma lui continuava a dare in escandescenze, la gente a bordo aveva paura, lui ha cercato di impadronirsi del volante aggredendo l'autista, che però era riuscito a fermare il mezzo. Allora lui si è lanciato contro il parabrezza e l'ha sfondato». Devono intervenire i carabinieri: e ce ne vogliono quattro per immobilizzare l'energumeno. Viene arrestato, denunciato, e presto scarcerato: fin qua nulla di inconsueto. La svolta arriva nei giorni scorsi, quando il profugo viene processato da un giudice del tribunale di Lucca. Ed arriva l'assoluzione con formula piena. Come è stato possibile? «È chiaro - spiega Valentino Pezzuti, presidente del tribunale - che di fronte ad una ipotesi di incapacità di mente totale o parziale, il giudice non ha altro strumento a disposizione che la perizia psichica. Di fronte ai risultati della perizia, il giudice si adegua. In questo caso, di cui invito comunque ad attendere le motivazioni, evidentemente la perizia aveva concluso per la incapacità totale al momento dei fatti, altrimenti il giudice avrebbe almeno inflitto la misura di sicurezza».

Ma i sindacalisti della Fit Cisl non aspettano le motivazioni per manifestare sconcerto: «I verificatori sono stati malmenati, i carabinieri anche, il bus danneggiato, i passeggeri spaventati. E l'autore ne esce con una pacca sulla spalla. Qualcosa stona».

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