I l «grande vecchio» dell'Algeria alla fine è costretto a gettare la spugna su pressione dei militari, che di fatto hanno annunciato la sua destituzione. Ieri sera, dopo vent'anni alla guida del Paese, si è dimesso il presidente algerino Abelaziz Bouteflika, 82 anni, malato e incapace di governare, se non fosse stato per una cricca che lo pilotava grazie al fratello Said. Dopo mesi di proteste, con milioni di persone in piazza, iniziate con l'annuncio di Bouteflika di voler correre per il quinto mandato presidenziale, i militari hanno preso in pugno la situazione. Ieri si è respirata aria di golpe ad Algeri. L'uomo forte, il generale Ahmed Gaid Salah, viceministro della Difesa algerino e capo di Stato maggiore delle Forze armate, ha convocato nella capitale i comandanti delle principali regioni del paese. Gli ufficiali si sono appellati all'articolo 102 della Costituzione per destituire il presidente, incapace di gestire il potere. Un «pronunciamento» annunciato la settimana scorsa, mentre veniva rafforzata la sicurezza attorno alla tv pubblica e altri siti sensibili. Poche ore dopo l'agenzia di Stato Aps, ha annunciato le dimissioni di Bouteflika.
Domenica si era insediato un nuovo governo guidato dal premier Noureddine Bedoui, grazie alla pressione della piazza. I manifestanti e l'opposizione non credevano alle promesse di uscita di scena di Bouteflika e chiedevano a gran voce un cambio radicale del regime. Sui 27 ministri del nuovo governo, sette sono ancora del vecchio esecutivo. La cricca legata la capo dello Stato probabilmente continua anche in queste ore a fare di tutto per non mollare completamente le redini del potere. Negli ultimi giorni il fratello di Bouteflika e altri fedelissimi si sono incontrati con esponenti dei servizi segreti francesi per affrontare la crisi.
Il generale Ahmed Gaid Salah ha denunciato pubblicamente «l'interferenza straniera» e accelerato la sfida finale al presidente, che aveva protetto per anni. Grazie a milioni di algerini che non mollavano la piazza, senza scivolare nella violenza, i militari hanno destituito il capo dello Stato diventato oramai un peso.
Nell'intricata crisi del paese nord africano, che ha il secondo esercito del continente, è rispuntato il leggendario e discusso «Toufik», nomignolo dell'ex generale Mohamed Mediene, che è stato per 25 anni a capo del Drs, i potenti servizi segreti algerini. Proprio Bouteflika lo aveva fatto arrestare nel 2016 chiudendo il Dipartimento Intelligence e Sicurezza. «Toufik» è stato addestrato dal Kgb negli anni sessanta e veniva soprannominato «il Dio di Algeri». Negli ultimi giorni l'alto ufficiale in congedo ha offerto all'ex presidente algerino, Liamine Zeroual, di «guidare un organismo per gestire la transizione».
Non è chiaro se «Toufik» e Gaid Salah, entrambi veterani della sanguinosa guerra civile contro i miliziani jihadisti degli anni novanta, stiano lavorando a un piano comune per uscire dalla crisi. Sicuramente con le dimissioni di Bouteflika è finita un'era.
Nonostante l'ictus che lo aveva colpito nel 2013 il grande vecchio voleva o è stato costretto a ricandidarsi. L'Algeria travolta da crisi economica e disoccupazione giovanile alle stelle è esplosa. Ora bisognerà vedere se la piazza sarà convinta che sia in atto un vero cambiamento.
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