Bruciato vivo dall'Isis dopo il televoto islamico

Basta con questi mostri! Solo ieri abbiamo saputo che i terroristi islamici dell'Isis hanno bruciato vivo, rinchiuso in una gabbia, il pilota giordano Muadh Kassasbe e hanno scaraventato un omosessuale dal settimo piano di un edificio, legato a una sedia, poi lapidato a morte. Pochi giorni fa era stato decapitato il secondo ostaggio giapponese, il giornalista Kenji Goto. Sempre ieri a Nizza altri terroristi islamici hanno aggredito e pugnalato tre militari francesi di guardia a un palazzo che ospita istituzioni ebraiche. È una guerra scatenata dal terrorismo (...)

(...) islamico globalizzato. Fermiamoli!

Come di consuetudine, al fine di accrescere, diffondere e inculcare in noi il terrore, i fanatici di Allah ci hanno dato in pasto un video di 22 minuti, in cui si vede il ventisettenne Kassasbe, catturato lo scorso 24 dicembre dopo l'abbattimento del suo cacciabombardiere F-16 in Siria. Le immagini mostrano l'ostaggio, vestito della tuta arancione indossata dai terroristi islamici rinchiusi a Guantanamo, con un ematoma sotto l'occhio destro e alle spalle uno sfondo nero su cui compaiono alcune bandiere dei Paesi della coalizione impegnata militarmente contro l'Isis. Poi lo si vede davanti a un gruppo di terroristi islamici in tuta mimetica. Infine l'immagine atroce di lui rinchiuso in una gabbia con il fuoco che avanza, lo avvolge impietosamente e le urla lancinanti. Il suo corpo carbonizzato sembra essere stato sepolto da un bulldozer sotto le macerie, riservandogli la stessa sorte di altri corpi carbonizzati, indicati nel video come vittime dei bombardamenti aerei della coalizione anti Isis.

Secondo la Giordania in realtà il pilota sarebbe stato ucciso un mese fa, quando gli stessi terroristi dell'Isis avevano annunciato di averlo giustiziato. Se non che, successivamente, l'Isis ha detto che avrebbe rilasciato il prigioniero giordano e l'ostaggio giapponese Goto in cambio della liberazione dell'aspirante terrorista-suicida irachena Sajida al-Rishawi, condannata a morte per l'attacco del 2005 a un hotel di Amman. La Giordania era d'accordo allo scambio ma, giustamente non fidandosi dell'Isis, voleva prima la prova che il pilota fosse vivo.

Nell'ultimo numero della rivista dell'Isis, Dabiq , compare un'intervista al pilota giordano. Alla domanda: «Che cosa credi che ti faranno?», lui risponde seccamente: «Lo so, mi uccideranno». La condanna a morte è riservata dal Corano e Maometto a tutti i murtadd , gli apostati, l'accusa rivolta a coloro che aderiscono alla «coalizione dei crociati» contro lo «Stato islamico». Invano il padre del pilota aveva implorato pietà e perdono tramite un video: «Mio figlio è un buon musulmano, è appena tornato dalla Mecca...». Evidentemente La Mecca dei «buoni musulmani» non è la stessa Mecca dei terroristi islamici!

A dicembre l'Isis aveva lanciato un sondaggio sul web: «Come volete che venga ucciso il pilota?». E ieri dal web sono arrivati numerosi messaggi di plauso: «Guardate come muore un infedele», «finalmente giustizia è fatta», «ecco cosa capita ai malvagi crociati». Nel video l'Isis annuncia di avere posto una taglia su oltre 50 piloti giordani. Si vede la lista dettagliata con foto, dati anagrafici in arabo e in inglese, al fianco la scritta: «Ricercato. Pilota crociato».

Sta per scattare la rappresaglia. Fonti giordane hanno reso noto che nelle prossime ore verrà giustiziata la mancata terrorista suicida Sajida al-Rishawi e altri 5 terroristi islamici.

Dobbiamo prendere atto della straordinaria capacità dei terroristi islamici dell'Isis, ancor più di quelli di Al Qaida, di radicare in noi la paura attraverso delle immagini terrificanti in un contesto psicopatologico che automaticamente ci porta a riservare loro i titoli di apertura dei giornali e delle televisioni. La scelta di obiettivi individuali, quali appunto il pilota arso vivo in una gabbia, l'omosessuale legato a una sedia, lanciato dall'edificio più alto e lapidato dalla folle inferocita a morte, il giornalista decapitato, i soldati francesi aggrediti e pugnalati a Nizza, riscuotono un'attenzione che non riserviamo quando ad esempio i terroristi islamici di Boko Haram massacrano duemila persone in Nigeria o in Pakistan danno alle fiamme interi villaggi cristiani. Tanto è vero che la preoccupazione ora si è spostata alla sorte di una volontaria americana di 26 anni, rapita in Siria nel 2013, per la cui liberazione l'Isis ha chiesto un riscatto di 6,6 milioni di dollari. È come se ci appassionassimo prevalentemente delle morti di chi ha un nome e un cognome, che ce lo rende familiare come se assistessimo a un film di cui ci viene offerta l'intera trama.

Eppure si tratta della medesima tragica realtà di una guerra che si svolge a livello globale, scatenata da terroristi islamici autoctoni persino all'interno dell'Europa sempre più scristianizzata, in cui tutti noi siamo il «nemico dell'islam» da uccidere. Svegliamoci!

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