"C'è chi soffia sul fuoco": l'allarme di Confindustria

Domani scatta l'obbligo di mostrare il Green pass per accedere ai luoghi di lavoro. Bonomi: "No ai tamponi a carico delle aziende, li paga chi li deve fare"

"C'è chi soffia sul fuoco": l'allarme di Confindustria

Confindustria non vuole che a pagare i tamponi per i lavoratori non vaccinati siano le imprese. Il presidente dell'associazione degli industriali, Carlo Bonomi, lo ha detto più di una volta e lo ha ribadito questa mattina a margine di un incontro con Enrico Letta, segretario del Partito democratico.

"Dico no ai tamponi a carico delle aziende, li paga chi li deve fare", ha affermato Bonomi, confessando che gli industriali sono preoccupati "per domani, perché c'è chi soffia sul fuoco". Il 15 ottobre è il giorno cerchiato sul calendario da settimane. Da domattina, i lavoratori privati e pubblici dovranno mostrare il Green pass per accedere ai luoghi di lavoro. E sul tema dei tamponi si è aperto da tempo uno scontro tra chi li vuole a carico dei dipendenti e chi a carico delle imprese o dello Stato. La posizione di Confindustria si spinge oltre l'obbligatorietà del passaporto verde. Ancora ieri Bonomi ha confermato, nel corso di Porta a Porta, che gli industriali sono favorevoli all'obbligo sindacale. "Ma la politica ha rinunciato", ha sottolineato il leader di Confindustria, "Ma scaricare sulle imprese o sulla fiscalità generale e quindi sulle tasche dei cittadini il costo del green pass non mi sembra corretto. Il Pass è l'unico strumento che permette di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro".

Del resto, ha detto Bonomi, le imprese hanno già sostenuto i costi della messa in sicurezza uffici e fabbriche. Per questo non sono disposti a sopportare altre spese per tanponare chi ancora non si è sottoposto alla vaccinazione. Specie in un momento in cui l'economia soffre la carenza di materie prime e gli altri inciampi nel percorso di ripresa dalla pesante crisi provocata dal blocco degli scambi a livello globale. La situazione, ha spiegato il numero uno di Viale dell'Astronomia, è ancora incerta: "Abbiamo la possibilità di superare il 6% ma ci sono delle nubi all'orizzonte, e fino a maggio la situazione sarà molto critica ".

Un motivo in più per non mettere a rischio la strada che ci sta portando fuori dalla pandemia: "Sarebbe un grande errore se noi aggiungessimo problemi interni a quelli che già arrivano dai mercati internazionali. Abbiamo la grande possibilità di fare rimbalzare il paese. Però bisogna ricordare che forse torneremo ai livelli pre-pandemia nel 2022 che vuol dire essere 4 punti di Pil sotto il 2008".

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