
«Mai più così impreparati». Quante volte ce lo siamo detti nel 2020? E lo diciamo ancora oggi a 5 anni esatti dal primo paziente positivo. L'ondata di Covid ci aveva colto inermi. Mancava tutto: mascherine, posti letto, respiratori, protezioni per i medici. E i protocolli emergenziali erano vecchi e pura teoria. Del resto, chi si poteva immaginare di trovarsi immersi in un film di fantascienza? Ora che sappiamo cosa vuol dire, non possiamo permetterci la minima sbavatura. Magari non ci servirà mai, ma se dovesse scoppiare una nuova epidemia (gli scienziati la chiamano malattia X) sarebbe paradossale ricalcare gli errori già commessi. Troppo dolorosi per essere archiviati. La buona notizia è che un piano pandemico aggiornato c'è ed è valido fino al 2028. Ovviamente è ancora da finanziare. In 218 pagine il governo descrive le misure da adottare per mettere in sicurezza l'Italia. Ma, dopo l'approvazione di una prima bozza e l'accordo in Conferenza Stato-Regioni, tutto si è arenato.
CHIUSURE E RESTRIZIONI
Tra gli interventi «non farmacologici» ci saranno la chiusura delle attività lavorative non essenziali, la chiusura delle scuole, il distanziamento fisico, la limitazione degli assembramenti e degli spostamenti, l'uso di mascherine. Ovviamente con parecchi dubbi sul concetto di «restrizioni», ancora mal digerite dopo il susseguirsi di Dpcm ai tempi di Conte e dopo i lockdown, tanto necessari quanto devastanti.
IL PIANO MONDIALE
Altro nodo «politico» riguarda il piano pandemico mondiale, da cui l'Italia ha preso le distanze. Il ministro alla Salute Orazio Schillaci ha sollevato dubbi sul rischio di un possibile «attacco» alla sovranità nazionale, cioè alla possibilità di intervenire con decisioni sulla salute dei cittadini in caso di allerta. E non convince nemmeno il green pass globale, una sorta di fascicolo sanitario elettronico valido in tutto il mondo e utile a verificare l'avvenuta vaccinazione. Detto questo, il piano pandemico tiene conto delle indicazioni pubblicate dall'Oms nel 2023.
VACCINI ARMA DI PUNTA
Si riconoscono i vaccini come la misura «più efficace». La gestione dell'emergenza si appoggia su un'organizzazione territoriale nuova rispetto a 5 anni fa: una rete più capillare di Case della Comunità, ospedali di comunità, centrali operative territoriali in cui individuare posti letti in più oltre a quelli ospedalieri. In generale i posti letto saranno potenziati in terapia intensiva: erano 5.179, arriveremo ad averne 8.700.
I MEDICI (CHE MANCANO)
Altro punto fondamentale è poter contare su una forza lavoro adeguata. Il guaio è che non è tale nemmeno ora. Facciamo i conti con medici pensionati e mai rimpiazzati, medici di famiglia con numeri di assistiti del tutto sproporzionati, personale sanitario costretto a doppi e tripli turni pur di far funzionare reparti e pronto soccorsi. Carenze che vanno assolutamente sanate, ben prima dell'ipotetico paziente zero.
IL QUARTIER GENERALE
Rispetto alla scorsa pandemia, per il futuro siamo più organizzati. A Siena è nata la Fondazione Biotecnopolo, il primo centro anti pandemico nazionale. È diretta da Rino Rappuoli e, in caso di nuova emergenza, sarà in quartier generale da cui gestire tutto. Ora studia i potenziali virus pandemici, i nuovi vaccini e la resistenza agli antibiotici, che potrebbe essere la nuova emergenza sanitaria mondiale.
I LABORATORI
«Il piano - precisa il ministero della Salute - rappresenta un'evoluzione rispetto a quello precedente, indirizzato alla prevenzione di una pandemia influenzale. Potrà implementare misure come il potenziamento dei Dipartimenti di Prevenzione, l'ampliamento della rete dei laboratori di microbiologia e virologia, il potenziamento della ricerca».
Decisioni sacrosante se si vuole costruire un meccanismo di sicurezza che risponda velocemente e sia ben oliato. E soprattutto se si vuole evitare - come abbiamo già vissuto - che l'isolamento di un virus arrivi «in differita», troppo tardi per poter realmente contenere i focolai.
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