Meglio la Raggi di Gualtieri? A dire che Roma, anche con la nuova gestione Pd, continua la sua discesa nel degrado - e in effetti dopo gli anni della sindaca 5S detta «Attila» pareva impossibile - è Carlo Calenda.
Il leader di Azione, che si candidò a sindaco nel 2021 proprio contro Raggi (e Gualtieri, salvo poi appoggiarlo al ballottaggio) attacca il primo cittadino della Capitale su Twitter: «Non avrei mai pensato di scriverlo: rispetto alla gestione Raggi, Roma è ulteriormente peggiorata. Ed è innegabile che i media siano molto più clementi con Gualtieri». Lo fa proprio nel giorno in cui il Tar dà (per fortuna) ragione al sindaco di Roma, respingendo i ricorsi dei comitati - sinistra e grillini - che vogliono boicottare la costruzione di un termovalorizzatore che finalmente aiuterebbe la Capitale a smaltire il profluvio di immondizia che da anni la sommerge. Calenda è ovviamente favorevolissimo al termovalorizzatore, e lo sostenne fermamente in campagna elettorale (a differenza di Gualtieri che, condizionato da sinistra, «non lo riteneva necessario», ricorda malizioso). E certo non pensa di rivalutare le imprese della disastrosa sindacatura grillina, che ha condotto Roma nel baratro. L'attacco a Gualtieri è mirato ad altro: Calenda guarda alle elezioni europee, e ai voti Pd.
La situazione del cosiddetto Terzo Polo è quanto mai incerta: Calenda e Matteo Renzi sono ormai acerrimi nemici, si rubano parlamentari e dirigenti a vicenda (ora si parla della ex ministra renziana Elena Bonetti in rotta verso Azione) ma non rompono mai definitivamente. Un po' perchè la soglia del 4% alle Europee non permette di escludere a priori la lista unitaria, un po' perchè Renzi ha ancora in mano la leva dei gruppi: se si separassero, i parlamentari di Azione rischierebbero di finire nel Misto.
Per le Europee Calenda guarda con speciale attenzione al Lazio e dintorni: l'ingresso dell'ex candidato governatore del Pd, Alessio D'Amato, in Azione è un buon colpo elettorale. E D'Amato sarà capolista per il Centro, con l'obiettivo di togliere voti al Pd (anche criticando il suo sindaco a Roma). Nella stessa circoscrizione, Elly Schlein deve fronteggiare un vero e proprio assedio di aspiranti candidati che puntano alla testa di lista: c'è la sua fida braccio destro Marta Bonafoni (detta nel Pd «il Lotti di Elly», in ricordo dell'abile numero 2 di Renzi), c'è Nicola Zingaretti che vuole andarsene a Bruxelles, c'è l'europarlamentare uscente Camilla Laureti che vuole un riconoscimento di fedeltà per aver sostenuto Schlein al congresso.
Ma c'è anche Lucia Annunziata: la ex giornalista Rai veniva data in predicato per un posto da capolista Pd nel suo Sud. Ma non ci vuole andare: troppi rischi e problemi, con Vincenzo De Luca che minaccia guerriglia. Con tanti galli a cantare, Elly avrà più di un problema a compilare le liste. E Calenda spera di guadagnarci.
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