Calenda al Colle senza Renzi. Ma nessun "gelo": cosa è successo davvero

L'ex premier parlerà in Aula al Senato nel giorno in cui il nuovo premier chiederà la fiducia, mentre Calenda salirà al Colle per le consultazione assieme a Bellanova e ai capigruppo. Dal partito assicurano: "Nessuno screzio, era previsto"

Calenda al Colle senza Renzi. Ma nessun "gelo": cosa è successo davvero

Carlo Calenda si presenterà al Colle con la presidente di Italia Viva, Teresa Bellanova e i capigruppo di Camera e Senato. Matteo Renzi, quindi, non farà parte della delegazione che parteciperà alle consultazioni. "Ha fatto un passo indietro, ha anche molti impegno all'estero", ha annunciato il leader di Azione in un’intervista al Tg1 Mattina. "Era già tutto deciso: nessuno screzio, ormai siamo proiettati sul partito comune", spiegano al Giornale.it fonti vicine al Terzo Polo. A Renzi, infatti, toccherà parlare in aula quando il prossimo premier, con tutta probabilità Giorgia Meloni, pronuncerà il suo discorso programmatico per chiedere la fiducia.

A fugare ogni dubbio c’è il senatore Ivan Scalfarotto, che ai microfoni di Skytg24 chiarisce: "Calenda salirà al Quirinale e Renzi parlerà in aula per il voto di fiducia, ma non abbiamo l'idea di comporre una diarchia: non c'è bisogno che Renzi e Calenda stiano sempre insieme. Questo soggetto politico è patrimonio di un'ampia comunità che lo ha votato e il gruppo lavora benissimo". Anche la neoeletta capogruppo di Azione/Italia Viva al Senato, Raffaella Paita, rassicura: "Gelo? I rapporti tra Renzi e Calenda sono ottimi".

Ora il raggruppamento è concentrato sulla partita delle vicepresidenze. Da giorni i due leader denunciano una presunta conventio ad excludendum ad opera di Dem e grillini. Per questo Calenda, nella stessa intervista al telegiornale della prima rete Rai, questa mattina ha fatto sapere che i deputati e senatori del Terzo Polo non parteciperanno al voto per l’elezione dei vicepresidenti di Camera e Senato.

"A Mattarella – ha aggiunto - faremo notare che c'è una opposizione che ha preso quasi l'8 per cento, che è in crescita, e che non ha alcuna figura di garanzia". Domani ogni Camera dovrà eleggere quattro vice presidenti, tre questori e otto segretari d’Aula. I vicepresidenti che spettano all’opposizione sono due. Il Pd ha già indicato i suoi nomi per Camera e Senato: Anna Ascani e Anna Rossomando. Per il M5S, invece, si parla di Alessandra Todde a Montecitorio e Stefano Patuanelli a Palazzo Madama. "Con i numeri che hanno possono avere gli incarichi elettivi, una vicepresidenza è un po’ troppo", aveva detto ieri il Dem Francesco Boccia, negando però l’esistenza di un patto per escludere il Terzo Polo.

A replicare è Ettore Rosato di Italia Viva, che ai microfoni del Tg4 fa presente che quando nel 2013 il centrodestra decise di non dare nessuna vicepresidenza ai 5stelle il suo partito garantì "i voti a Di Maio perché ritenevamo giusto che le opposizioni fossero tutte ugualmente rappresentate". "Il fatto che vi sia una rappresentanza di tutte le opposizioni nei ruoli chiave delle istituzioni – ha aggiunto - ritengo sia l'elemento fondamentale che caratterizza una democrazia, vedremo se accadrà anche in questo caso". "Nelle scelte che Pd e Movimento 5 Stelle stanno facendo sulle vicepresidenze si consolida la voglia nell'opposizione di creare un blocco populista. Noi pensiamo che le opposizioni debbano essere non usate per affermare identità politiche o spazi, ma per costruire un processo democratico: in una democrazia le opposizioni vanno rappresentate", attacca anche la ministra uscente per la Famiglia e le Pari Opportunità, Elena Bonetti, dello stesso partito.

Nel caso in cui Azione e Italia Viva riuscissero ad ottenere uno o più incarichi istituzionali, i nomi che circolano sono quelli di Maria Elena Boschi o dell’ex di Forza Italia, Maria Stella Gelmini. In questo caso, al Movimento 5 Stelle potrebbe toccare la Vigilanza Rai, mentre il Pd punta al Copasir con Enrico Borghi o Lorenzo Guerini. "Se si aprisse la possibilità, divideremo tutto al 50 per cento come per le liste", assicurano dal raggruppamento che fa capo a Calenda e Renzi. "Di sicuro non ci mettiamo a litigare per qualche posto che fra l’altro non incide, non siamo il Pd delle fameliche correnti", ripetono dal Terzo Polo.

Il leader di Azione, stamattina, ha annunciato di essere vicini alla

nascita di un partito unico che potrebbe vedere la luce in tempi brevi:"Entro novembre avremo la federazione. La presidenza della federazione spetterà a me e le decisioni saranno prese da un organo collegiale".

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