In California vietato servire il "foie gras". Vittoria vegana

In California vietato servire il "foie gras". Vittoria vegana

Niente foie gras a Los Angeles. Da oggi il pathè di fegato grasso d'oca sarà consumato di nascosto e non dovrà apparire nei menu dei ristoranti della California, come succede per la carne di cane o di cetaceo. Per davvero però, non siamo mica in Italia.

Un'interminabile vicenda, questa, che tra ricorsi e distinguo andava avanti dal 2004, da quando cioè era stata emanata una legge ad hoc poi bloccata ripetutamente dall'associazione degli allevatori. Ora la sentenza della corte suprema americana mette fine alla querelle e costringe alla chiusura l'unica azienda californiana. Festeggiano il dottor Oz, i vegani e gli animalisti che (almeno in California) hanno vinto la battaglia contro questa prelibatezza francese prodotta dai fegati ingrossati di anatre e oche ingozzate col mais. Una delle tante torture alimentari. Sconfitti molti produttori tra cui l'Associazione degli Elevenurs de Canards e d'Oies du Quebec, potente organizzazione canadese che rappresenta allevatori di anatre e oche.

L'Alta Corte ha così lasciato intatta la sentenza del 2017 dalla nona Corte d'Appello statunitense. Che dire. Il foie gras ha sempre fatto discutere e non solo perchè contiene troppo colesterolo. No, è anche e soprattutto una questione etica. In effetti il processo di alimentazione forzata chiamato «gavage» (si inserisce un tubo lungo la gola e si versa il cibo in quantità industriali fino a fare scoppiare il fegato) è doloroso, macabro. In questo lasso di tempo alcuni noti ristoranti californiani, tra cui il rinomato «La Toque», aveva raggirato il divieto di servire il foie gras, sostenendo di regalarlo ai clienti e che comunque non era stata detta l'ultima parola. Stavolta (forse) si dovranno arrendere. Forse, perchè poco dopo l'annuncio della decisione della Corte Suprema, il sindacato degli chef ha annunciato l'ennesimo ricorso. La Francia è il più grande produttore al mondo di foie gras con una quota di mercato di circa il 70 per cento. E anche loro, i francesi, non si arrendono.

«È inaccettabile che una decisione del genere, presa sotto l'influenza di potenti lobby vegetariane, possa mettere a repentalgio l'immagine di un piatto emblematico del vivere francese - commenta il produttore Michel Fruchet-. Non mi arrendo». Per carità. Nel frattempo si faccia un bel croissant al burro. Anche quello, molto francese...

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