Se il caso Puglia «vale almeno due punti percentuali per noi», come ha spiegato giulivo nelle settimane scorse Giuseppe Conte ai suoi, la «fase da Mani Pulite» che il capo pentastellato vede estendersi «da nord a sud» può valere molto di più.
A un mese e mezzo dalle Europee, l'ex premier sta puntando tutte le sue carte sul nuovo attivismo pre-elettorale delle Procure, che stavolta sembrano aver messo nel mirino - con suo grande giubilo - il Pd. La posta in gioco non è solo il bottino di voti che conta di sottrarre, imbracciando la «questione morale» come un randello, all'alleato sotto scopa: è la leadership del «campo largo», da strappare alle mani incerte di Elly Schlein. I sondaggi danno i due partiti assai vicini: il Pd inchiodato sotto il 20%, il M5s in crescita sopra al 15%. «La battaglia del Movimento e di Conte non è contro il Pd, è contro la corruzione. Ovunque essa sia», dice il capogruppo grillino alla Camera Francesco Silvestri. «Il presupposto della collaborazione con i dem è che vogliano fare un po' di pulizia», aggiunge il capo dei senatore Stefano Patuanelli. Il leit motiv della campagna elettorale contiana ormai è chiaro: ribadire a ogni pie' sospinto che il partito di Elly Schlein ha un problema di «corruzione». E che non basta mettere il santino di Berlinguer sulla tessera del partito per dimostrare di saperla combattere.
Ieri Conte ha annunciato l'apertura del «primo turno» delle votazioni online per la «selezione dei candidati al Parlamento europeo». Si tratta della consueta farsa inventata da Casaleggio, con i plebisciti farlocchi sulla «piattaforma Rousseau»: ovviamente, la selezione delle teste di lista le fa l'ex premier e il voto online serve tutt'al più a scegliere i riempitivi. Ma è un altro modo per segnalare la differenza «morale» con i dem: noi facciamo tutto «alla luce del sole» e «dal basso», loro invece sono ancora immersi nel tormentone delle candidature e delle trattative tra correnti nelle segrete stanze sui capilista.
Tant'è che, capita l'antifona Elly Schlein, ha deciso di accelerare i tempi del dossier: «Domenica la direzione del Pd voterà le liste, il lavoro è in dirittura d'arrivo. Non serviranno secondi tempi o nuove riunioni», fa trapelare dal Nazareno. «Il termine per la presentazione delle liste è il 30 di aprile e noi le approveremo il 21, 10 giorni prima, a differenza da quanto fatto nelle due precedenti tornate elettorali europee quando il Pd arrivò a 24 ore dalla scadenza, e a differenza di quanto stanno facendo gli altri partiti». Un modo non solo per prendere le distanze dalle precedenti gestioni del partito (sulle quali Schlein scarica anche tutti i casi finiti nel mirino della magistratura) ma anche dalle farraginose procedure online di M5s. Ma di fronte all'offensiva «mani pulite» di Conte, la linea imposta dalla segretaria è «ignoratelo»: «Non bisogna rispondergli: il nostro elettorato chiede unità contro le destre e punisce chi alimenta la divisione interna: se gli replichiamo gli diamo solo visibilità», ha spiegato ai molti, tra i suoi, che le chiedevano un atteggiamento più energico verso la «concorrenza sleale» del capo grillino. Che non è la sola concorrenza che i dem devono fronteggiare: a sinistra c'è quella di Avs che ieri ha strappato anche il «simbolo» Ilaria Salis alle liste Pd. Al centro ci sono le liste di Renzi-Bonino e di Calenda.
Intanto Conte approfitta della bufera giudiziaria, e con intese sottotraccia con Michele Emiliano tenta di strappare Bari al Pd col suo candidato Michele Laforgia. «Conte ha un solo desiderio: sottomettere il Pd. E il Pd purtroppo si sta sottomettendo», infierisce Carlo Calenda.
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