Il campo profughi poi il carcere. Curato dal tumore proprio in Israele. Imparò l'ebraico: "Studio il nemico"

Storia di un leader cresciuto nella violenza

 Yahya Sinwar
Yahya Sinwar
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Una carriera da leader della causa palestinese. Yahya Sinwar è nato nel 1962 nel campo profughi di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Alla fine degli anni Ottanta si è unito a Hamas, nato a sua volta nel 1987, ed è stato uno dei fondatori del Majd, l'apparato di sicurezza del gruppo. A reclutarlo era stato il fondatore di Hamas, Sheik Ahmed Yassin, che lo aveva messo a capo del Majd dell'apparato.

Arrestato più volte da Israele, nel 1988 è stato condannato per aver avuto un ruolo nell'uccisione di due soldati israeliani e di alcuni palestinesi sospettati di collaborazione con Israele. Si era conquistato il soprannome di «macellaio di Khan Yunis». È stato condannato a quattro ergastoli e ha trascorso più di venti anni nelle carceri israeliane e qui ha detto di aver «studiato il nemico» e imparato l'ebraico.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, è stato curato dai medici dello Stato ebraico per un tumore al cervello. È stato scarcerato nel 2011 dalle autorità israeliane durante uno scambio di prigionieri insieme ad altri palestinesi, più di mille, in cambio del rilascio di Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito a Gaza e trattenuto nella Striscia per più di cinque anni. Tornato a Gaza, dopo la liberazione si è sposato e ha avuto figli. Ha fatto presto carriera: responsabile per la costituzione del braccio armato di Hamas, prima di stringere rapporti con le potenze arabe regionali in qualità di leader politico del gruppo.

Nel Politburo dal 2017, lo scorso 6 agosto è diventato ufficialmente l'erede di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas ucciso il 31 luglio nella capitale iraniana Teheran. Dal suo nascondiglio spiegava: «La resistenza si sta preparando per una battaglia di logoramento e spezzerà la volontà politica del nemico proprio come ha spezzato la sua volontà militare».

Il 9 ottobre era stato l'inviato della

Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, a confermare che gli Stati Uniti ritenevano che Sinwar fosse vivo e probabilmente in un tunnel di Gaza. Lo hanno trovato invece a Rafah, in edificio e senza ostaggi con lui.

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