Un blocco fisico, come quelli che i veterani di quinta fanno fuori dai cancelli del liceo per impedire alle matricole di entrare in classe. Un retroscena incredibile che renderebbe l'idea di quanto stia succedendo all'interno del Movimento 5 Stelle. A riportarlo è Open secondo cui dietro il blocco di qualche minuto delle procedure di voto del quinto scrutinio ci sarebbe stato dietro ben altro che un semplice problema di "omonimia" di Grandi Elettori.
Durante la prima chiama, stando a quanto riportato da Open, alcuni membri del Movimento 5 Stelle sarebbero stati costretti a bloccare l'ingresso in Aula di diversi compagni di partito, vogliosi di eludere l'ordine di scuderia impartito da Giuseppe Conte e rispondere alla chiama (e di astenersi alla seconda). A denunciare l’accaduto direttamente a Roberto Fico sarebbe stato il senatore grillino Pietro Lorefice. Lorefice, però, ha inviato una nota accompagnata da una secca smentita: "Non corrisponde al vero la ricostruzione fatta dalla testata online Open, in base alla quale io mi sarei fermato dal presidente Fico a denunciare un fantomatico blocco - si legge -. Non ho votato alla prima chiama e mi sono astenuto alla seconda come tutto il mio gruppo politico. Il resoconto giornalistico quindi è destituito di qualsiasi fondamento". Nonostante la smentita Open ha ribadito quanto scritto
A giudicare dal clima di tensione perenne che caratterizza da settimane il Movimento 5 Stelle, la ricostruzione è tutt'altro che implausibile. Basti ricordare che non più tardi di una settimana fa un pezzo da novanta del Movimento come l'ex Ministro Riccardo Fraccaro venne accusato dai colleghi di aver provato a "vendere" a Matteo Salvini tra i 30 e i 50 voti in appoggio all'idea di candidare come presidente della Repubblica Giulio Tremonti. Pur avendo confermato un incontro tra i due, sia Fraccaro che Salvini hanno smentito seccamente i contenuti della conversazione, anche se il grillino ha ammesso di aver discusso di alcune ipotesi relative al Quirinale. Questo è bastato per mandare su tutte le furie Giuseppe Conte. Già, Conte, il leader pentastellato sempre più privo dei "pieni poteri", visibilmente seccato ad ogni domanda della stampa e alle prese con le guerre intestine di un partito sempre più in balìa delle correnti.
Conte, che non ha seguito il centrodestra nell'operazione Casellati, è stato fin da subito chiaramente contrario anche all'elezione di Mario Draghi, ma a sponsorizzare la candidatura del premier ci starebbe pensando, a proposito di spaccature, Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri sarebbe a capo delle interlocuzioni parallele, insieme a Giancarlo Giorgetti, per puntare forte su Draghi o, in emergenza, sul Mattarella-bis. Basta dare un'occhiata ai risultati di ieri: quelli che non hanno rispettato l'ordine di votare scheda bianca e hanno indicato Sergio Mattarella sarebbero proprio i dimaiani.
Gli altri, tra quanti hanno scritto Di Matteo, quanti hanno seguito le indicazioni di Fraccaro o Di Battista, sono andati alle singole conte.Insomma, il Movimento è una polveriera, e Giuseppe Conte rischia di avere più nemici dentro che fuori.
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