L'aumento dei costi energetici, balzato fino «al +500%» a luglio, «pesa come un macigno sui bilanci delle imprese del terziario», ha rimarcato ieri il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli ai microfoni di Rtl 102.5. «Noi stimiamo - ha proseguito - a rischio chiusura, in un orizzonte temporale che arriva al primo semestre 2023, 120mila imprese del terziario, con un rischio occupazione di circa 360mila posti di lavoro».
A dare una misure dell'emergenza è anche l'ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo cui ammontano a 82,6 miliardi, togliendo gli aiuti sin qui erogati, i rincari di luce e gas che le famiglie e le imprese subiranno quest'anno rispetto al 2021. Più o meno è una somma pari alla metà del Pil annuo del Veneto. La stangata, tuttavia, dovrebbe ridursi grazie al decreto Aiuti ter atteso la settimana prossima. Se, in linea teorica, l'esecutivo avesse a disposizione tutte le risorse necessarie per azzerare gli aumenti senza ricorrere a un nuovo indebitamento, dovrebbe approvare una misura da 82,6 miliardi, scrive la Cgia. In realtà, proprio per non fare altro deficit, difficilmente il decreto potrà stanziare più di 12-13 miliardi. Gli artigiani di Mestre, che hanno elaborato i propri calcoli anche sulla base dei dati dell'Istat, stimano un aumento del costo energetico totale 2022 sul 2021 di 127,4 miliardi (+159%). Se si sottraggono i 44,8 miliardi di aiuti contro il caro bollette erogati quest'anno dal governo Draghi, l'incremento del costo dell'energia in capo a famiglie e imprese è di 82,6 miliardi.
L'associazione ha provato a stimare quante tasse in meno dovrebbero pagare famiglie e aziende per compensare gli aumenti delle bollette: senza nuovi aiuti, pareggerebbero il conto se quest'anno non versassero agli enti locali e all'erario il bollo auto, Imu, Ires e Irap.
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