In cella ingiustamente? Risarcimento più alto se la vittima è un politico

La Cassazione: carriera compromessa da un errore dei giudici, indennizzo da ricalcolare

In cella ingiustamente? Risarcimento più alto se la vittima è un politico

L a legge è uguale per tutti, l'ingiusta detenzione - e pure la reputazione - invece no. Così per la Cassazione Enrico Niccolò Graziani, medico, già vicesindaco di Campo nell'Elba, arrestato a ottobre 2005 per concorso in abuso d'ufficio e concussione, e poi assolto perché il fatto non sussiste dopo aver passato 20 giorni in carcere e quattro mesi ai domiciliari, ha diritto a un risarcimento diverso, e superiore, a quei 17.804,41 euro stabiliti come equa riparazione a febbraio del 2020 da una sentenza della Corte di appello di Firenze. Per la Suprema corte, che lo ha messo nero su bianco in una sentenza datata 25 agosto, quel risarcimento in effetti non è affatto equo, pur rispettando i criteri di calcolo che tengono conto dei giorni di privazione della libertà. Perché, a differenza di un comune cittadino, il malcapitato Graziani, originario di Montenero di Bisaccia, come Antonio Di Pietro, pur avendo all'epoca compiuto 62 anni, era soltanto all'inizio della sua carriera politica. E quell'arresto, piovuto su di lui in una «realtà di piccole dimensioni», ha di fatto tagliato le gambe alle sue possibilità di crescere come amministratore, oltre a compromettere forse in modo irreparabile pure la sua reputazione, tanto da fargli perdere parte dei suoi assistiti. Quel giorno d'autunno Graziani, quando gli venne notificata l'ordinanza di custodia cautelare in carcere dagli uomini della Gdf, che lo trovarono per strada, tra la sede del Comune e il suo ambulatorio, crollò per terra, sdraiandosi sul marciapiede, in preda a un malore da stress, finendo in ospedale per un giorno prima di venire trasferito nel carcere Don Bosco di Pisa. Comprensibile, vista l'assoluzione con formula piena che sarebbe poi arrivata. Ma le cose, per lui, non si sono mai veramente «rimesse a posto». E così, dunque, finire ingiustamente dietro le sbarre per un politico è più dannoso rispetto a quanto lo è per un comune cittadino.

Era stato proprio Graziani a sostenerlo, nel suo ricorso contro la sentenza fiorentina che gli riconosceva quel contenuto indennizzo, sostenendo che i giudici toscani avevano fatto un mero calcolo aritmetico connesso ai giorni di custodia cautelare patiti, senza considerare le «gravi conseguenze pregiudizievoli derivate all'interessato dalla detenzione subita», che appunto gli aveva causato problemi sul fronte professionale ed economico, oltre a interrompere prematuramente la sua carriera politica, «essendo l'interessato stato allontanato dal partito di appartenenza ed essendosi dovuto dimettere dalla carica di vicesindaco», ed avendo creato dissidi anche personali, sfociati «nella separazione dalla compagna». La Cassazione gli ha dato ragione. Bacchettando i giudici fiorentini per un «insanabile vizio motivazionale» del provvedimento, nella parte in cui si limita al conteggio aritmetico per stabilire il risarcimento, annullandolo e rimandando tutto alla Corte d'Appello di Firenze per un nuovo giudizio.

I magistrati toscani, secondo la Quarta sezione penale della Cassazione, non avrebbero infatti affrontato «il tema della definitività o meno della reputazione derivante dall'applicazione di una misura custodiale in una realtà di piccole dimensioni, come quella in cui si è verificata la vicenda che ha coinvolto tutti gli aspetti della vita personale dell'interessato». I 17mila euro, dunque, non bastano. Perché accuse e carcerazione hanno provocato un danno maggiore all'uomo proprio in virtù del suo incarico, oltre che della sua professione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica