Il «Grande Centro» è una maionese impazzita. Ora ci (ri)prova Giovanni Toti. Dopo di tentativi di Calenda e Di Maio (con Beppe Sala), tocca al presidente della Regione Liguria. Nella Capitale Toti battezza il terzo cantiere centrista. A Roma, all'Auditorium, il governatore ligure, orfano del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro (impegnato forse nel quarto cantiere di centro) lancia l'offensiva sui moderati. Il titolo dell'evento («Italia al Centro-Il cantiere») svela il «sogno proibito»: occupare lo spazio (già affollato) del centro politico italiano. Missione ardua. E dove già hanno fallito in tanti. Il programma totiano è snello. Una mezza giornata di dibattiti per provare a organizzare un polo del buon governo. Dopo il flop di Coraggio Italia, Toti riparte da «Italia al Centro», nome molto simile all'iniziativa (L'Italia c'è) che il parlamentare Iv Gianfranco Librandi sta organizzando per fine settembre. Il raduno all'Auditorium romano - si legge nell'annuncio «sarà l'occasione per un dialogo non solo tra amministratori e sostenitori del movimento provenienti da tutta Italia, ma anche tra sindaci, parlamentari, ministri, leader ed esponenti politici di altri partiti, con cui il neo movimento si confronterà sui temi al centro dell'agenda politica, sul percorso verso le elezioni del 2023 e sul futuro del Paese».
Ecco che sul palco dell'Auditorium sfileranno Clemente Mastella, Ettore Rosato, Carlo Calenda. Tutti con uno schema diverso in testa. Calenda giura che non entrerà nel campo largo. Ma è già pronto a cambiare idea in cambio di una decina di collegi messi sul piatto da Letta. La sorpresa è il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini. Il colpo totiano di fine estate? Niente affatto. «Gelmini andrà all'iniziativa come ministro, perché invitata da un importante governatore di centrodestra. Parteciperà ad un panel con altri ministri, durante il quale parlerà di ciò che sta realizzando al governo: delle cose fatte e di quello che vuole ancora fare, a partire all'autonomia. Sarà, inoltre, un'occasione di confronto con sindaci e amministratori locali», fanno filtrare fonti vicine al ministro.
D'altronde dovrebbero prendere parte all'iniziativa altri ministri tra cui Luigi Di Maio. «Con Luigi Di Maio ci siamo sentiti diverse volte» ha spiegato Toti in un'intervista a La Stampa. Non ci sarà Mara Carfagna, altro ministro in odore di progetti centristi e draghiani. In questa fase la parola d'ordine di Carfagna e delle sue truppe è sempre la stessa: «Siamo e restiamo in Fi, non interessano altri progetti». Nella folle estate dei centristi, quello di Toti è il terzo tentativo di costruire una casa per i moderati. Ci stanno provando Di Maio (e Sala) e Carlo Calenda. Per tutti c'è un limite (oltre i sondaggi non proprio sorridenti): la legge elettorale. Tema su cui il governatore ligure la prende alla larga: «Sono sempre stato per il maggioritario, ma oggi le due coalizioni non esistono più». Però qualcosa si muove verso una modifica del sistema elettorale.
Lega e Pd hanno iniziato una trattativa su una bozza di proporzionale rivisto con premio di maggioranza. Soluzione che potrebbe far cadere il muro di Fratelli d'Italia contro il proporzionale. Ignazio La Russa però avverte: «Non ci fidiamo». Strada in salita.
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