Centrodestra compatto: no a governi improvvisati

Al Colle oggi una delegazione di 12 membri "Senza ampia maggioranza subito al voto"

Centrodestra compatto: no a governi improvvisati

Servirà un gran salone al Quirinale per ricevere oggi, ben distanziata, la delegazione del centrodestra. Saranno in 12, forse di più, perché oltre ai leader e ai due capigruppo per Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, ci saranno i centristi di Udc, Cambiamo e Noi con l'Italia.

Matteo Salvini ha voluto che non si andasse alla spicciolata, per parlare con Sergio Mattarella come capo della coalizione, per tenere tutti uniti e prevenire «tradimenti», anche per diluire i distinguo tra le diverse forze. Il partito unico non c'è, ma in questo momento cruciale deve almeno apparire tale e i «cespugli» vengono utilmente promossi. La compattezza, però, Salvini ha dovuto trovarla non sulla richiesta del voto tanto cara a Giorgia Meloni, ma sul no al Conte ter e almeno la possibilità di un governo «di larghe responsabilità», come lo chiamano adesso, se non di centrodestra tout court. Insomma, si è avvicinato alle posizioni di Silvio Berlusconi più che della leader di FdI, anche se in modo oscillante. La Meloni invece resta ferma: «Ci sono ipotesi di piani B che altri hanno ma io non prendo neppure in considerazione». «Mattarella ci chiederà se siamo disposti a appoggiare un governo Conte, noi diremo di no. Confidiamo nel presidente, che penso non tolleri ancora a lungo questa caccia ai viandantì, dice il Capitano. Un secondo no lo dice ad un governo di salvezza nazionale con Di Maio e Zingaretti. «Come posso pensarci, quando il Pd vuole cancellare Quota 100 e i Decreti sicurezza? La via maestra è la parola agli italiani, l'unica alternativa è un governo serio a guida centrodestra». Il terzo no è per un governo di centrodestra allargato a Matteo Renzi, anche se dicono che un mese fa la pensasse diversamente. A dire il quarto no è il vicepresidente azzurro, Antonio Tajani e riguarda una «maggioranza Ursula».

Chi aveva più dubbi sulla delegazione unica era il Cavaliere, che non sarà a Roma ma lascerà il passo a Tajani. Il leader di Fi vuole tenere unito il centrodestra e, dopo aver insistito che il voto dev'essere l'extrema ratio, si è fatto convincere da Salvini. Anche se tra gli azzurri, da Renato Brunetta ad Andrea Cangini, diversi pensano che sia «un errore» presentarsi insieme al Quirinale. Bisognerà poi vedere il documento finale e se rifletterà le sfumature significative tra le forze alleate. Per ora, il centrodestra fa da osservatore. «Il primo tempo - spiega un azzurro di rango - lo gioca il centrosinistra con le sue contraddizioni. Vediamo se Conte e Renzi fanno la pace, mentre ci prepariamo al secondo tempo». Anche Salvini e la Meloni hanno capito che insistere sulle elezioni aiuta il Conte ter nella sua ricerca di costruttori, soprattutto al centro, e hanno smorzato i toni. Berlusconi è sempre stato convinto che «è impensabile andare alle urne con la pandemia e la crisi in corso». La posizione del leader di Fi, ricorda Cangini, è quella della «responsabilità nazionale e, se il Conte 2 è un danno per il Paese, le elezioni in questo momento sarebbero pericolose».

Il problema del taglio dei parlamentari, poi, non può essere sottovalutato, come il calo di consensi nei sondaggi di Fi. «Una bottiglia da un litro e mezzo - dice il deputato azzurro Andrea Ruggeri- non entra in una bottiglietta da mezzo litro, quindi dire solo elezioni crea sacche di responsabili da cui Conte può pescare».

Anche se il caso Vitali, uscito e tornato da Fi nello spazio di una notte, qualcosa insegna.

«Il suo rientro - spiega il consigliere di Berlusconi, Renato Schifani- è un deterrente per altri tentativi di fuga. Lui evidentemente ha capito che l'operazione responsabili sta fallendo e se Conte e Renzi ritrovano l'accordo, chi ha tradito non è più determinante e si ritrova in mezzo al mare».

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