Dal certificato "breve" al vaccino per i sanitari. L'ipotesi: stop ai tamponi per ottenere il pass

In arrivo le modifiche al certificato, ci sono anche ristoranti, cinema e stadi

Dal certificato "breve" al vaccino per i sanitari. L'ipotesi: stop ai tamponi per ottenere il pass

Obbligo vaccinale, green pass, mascherine, lockdown. Dall'inizio della pandemia il governo gioca la sua partita a scacchi con il coronavirus muovendo le pedine alla luce dell'andamento dei contagi. E si guarda a quello che accade negli altri paesi della Ue: l'annuncio dell'Austria sull'obbligo ha infranto un tabù aprendo nuovi possibili scenari.

La prossima settimana si preannuncia come quella di possibili incisivi cambiamenti per blindare il Natale degli italiani e non ricadere nella situazione dello scorso anno. É prevista una cabina di regia con un'agenda molto fitta.

Ecco le ipotesi che si dovrebbero concretizzare la prossima settimana alla luce del parere degli esperti del Comitato Tecnico Scientifico. Arriverà prima di tutto il via libera all'obbligo di terza dose, il richiamo, per gli operatori sanitari e i dipendenti delle Rsa. Per il momento il sistema dei colori non è in discussione mentre potrebbero essere rivalutati gli indicatori decisionali che al momento sono tre: il numero di nuovi positivi su 100mila abitantie i tassi di occupazione dei reparti ordinari e delle intensive.

Poi si studiano possibili modifiche del green pass. La spinta a ad escludere i tamponi è molto forte ma si potrebbe arrivare ad una soluzione di compromesso escludendo soltanto gli antigenici rapidi e riducendo la validità temporale anche di quello molecolare da 72 a 48 ore.

«Il problema è che i tamponi antigenici rapidi rispetto ai test molecolari possono avere sensibilità inferiore», osserva il direttore del dipartimento di Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, specificando che «non si può escludere la possibilità di falsi negativi».

Ma sull'esclusione dei tamponi le resistenze anche all'interno della maggioranza sono molto forti. Più probabile quindi invece che si accorci il periodo della durata della certificazione verde da 12 a 9 mesi, forse addirittura a sei dopo la seconda dose. Sono i risultati degli studi dell'Istituto Superiore di Sanità ad indurre questa riflessione visto che è stato confermato un crollo della protezione rispetto all'infezione dopo sei mesi: le difese si dimezzano.

Si potrebbe quindi limitare la concessione del green pass con il tampone molecolare per l'accesso al posto di lavoro. Altrimenti come ieri faceva notare il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in sostanza chi non si vaccina o non è guarito dal Covid rischierebbe il licenziamento.

Quindi ok alla carta verde ottenuta con il tampone (forse soltanto molecolare) ma esclusivamente per recarsi al lavoro. E invece per attività ludiche non essenziali: cinema, discoteca, stadio, ristorante e bar sarebbe necessario un green pass ottenuto con il vaccino.

Attenzione però per diversificare in questo modo il pass si dovrebbe poter

accedere ad informazioni che fino ad ora il garante della privacy ha ritenuto di dover tutelare. In sostanza l'informazione sulla vaccinazione diventerebbe «pubblica» perché ci sarebbero due tipi di pass da tampone o da vaccino.

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