«Vigilando redimere»: è il motto degli agenti di custodia italiani, e con qualche variante quello dei corpi di polizia penitenziaria di tutto il mondo. La verità è ben diversa, e la funzione della pena trascorsa in carcere non è riabilitativa, casomai retributiva. Hai commesso un reato? Allora è giusto che tu paghi per il danno che hai causato, alle vittime e alla società. Ma parlando di punizione, che fine hanno fatto i grandi criminali della storia, i protagonisti della cronaca nera?
Partiamo dalla figura più sfruttata dal cinema e dalla televisione, quella del serial killer. In realtà occorre fare una premessa: se gli Stati Uniti detengono il poco invidiabile primato del maggior numero di assassini seriali, solo l'1,5% di loro viene giudicato incapace di intendere e di volere; e nei molti stati in cui vige la pena di morte, questo equivale a una condanna capitale. Sono stati così giustiziati Ted Bundy, forse il più intelligente, e John Wayne Gacy, che ha ispirato la figura del pagliaccio nel romanzi «IT» di Stephen King. Altri sono stati uccisi da compagni di prigionia, come è accaduto a Jeffrey Dahmer, il mostro di Milwaukee, o Albert De Salvo, passato alla storia come lo «strangolatore di Boston». C'è poi chi è morto di morte naturale, come Ed Gein; molti non lo conoscono, ma le sue tragiche imprese hanno ispirato tanto la figura di Norman Bates in «Psycho» che quella di Buffalo Bill ne «Il silenzio degli innocenti». Arrestato e confinato nel manicomio criminale di New York, ci ha passato 33 anni della sua vita prima di morire; camminava per i viali con una radiolina a transistor attaccata all'orecchio; poco importa che negli ultimi dieci anni non ci fossero le pile.
Altri serial killer sono ancora detenuti, come Charles Manson, responsabile della strage di Bel Air dove morì tra gli Sharon Tate, la moglie incinta di Roman Polanski. Viaggia per gli 83 anni e sistematicamente avanza domanda di libertà sulla parola; e sistematicamente la commissione della California gliela rigetta. Gary Leon Ridgway, il Green River Killer, 68 anni, ha ucciso 49 volte ed è stato catturato nel 2001: non uscirà mai più. David Berkovitz, il celebre «figlio di Sam» che ha seminato il terrore nella New York del 1977, ha solo 63 anni, ma è ospite delle carceri americane da quarant'anni.
In Italia, l'assassino seriale più prolifico sia stato Donato Bilancia, con le sue diciassette vittime. Ha 65 anni, ma deve scontare tredici condanne all'ergastolo, più altri vent'anni di aggravanti; il che dovrebbe garantirci di non accoglierlo mai più nella società civile. Anche ai boss del crimine organizzato raramente capita di morire nel proprio letto: è successo a Carlo Gambino, deceduto per malattia a 74 anni. Meno fortuna ha avuto il suo successore, Paul Castellano, freddato in un agguato all'età di 70 anni davanti al ristorante Spark Steaks House a New York. L'ultimo padrino della famiglia, John Gotti, è mancato per un cancro alla gola nel 2002, a 62 anni, presso il centro medico per i Prigionieri Federali di Springfield. Quanto al più celebre tra i mafiosi, Alphonse detto Al Capone, aveva solo 48 anni quanto è mancato, nella sua tenuta di Miami; a prenderselo una sifilide al terzo stadio.
L'ultima tipologia che merita d'essere citata è quella dei White Collar Criminal, i colletti bianchi.
Bernie Madoff, 79 anni, responsabile di uno dei maggiori crack finanziari della storia, uscirà dal carcere il 14 novembre del 2139, o almeno questo dice la sua sentenza di condanna. Quanto al nostro paese, chi ha commesso delitti simili all'imprenditore americano, si trova oggi agli arresti domiciliari.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.