Non c'è dolore più grande di chi non ha una risposta, una verità, che possa consolarlo. La pagina Facebook dell'associazione Noi denunceremo presieduta da Luca Fusco è una Spoon river social che si aggiorna ogni minuto con le foto di chi quattro mesi fa nella Bergamasca è morto di Covid in ospedale, da solo, senza il conforto di nessuno. «Sono stanco. Stiamo combattendo da quattro mesi. M'ha chiamato persino il New York Times. Eppure a me non mi ha chiamato nessuno, non dico il premier Giuseppe Conte ma neanche l'ultimo politico bergamasco...».
Quando sono usciti i verbali e si è capito che sulla chiusura c'è stato un palleggio di responsabilità tra governo e Lombardia voi parenti come vi siete sentiti?
«Noi abbiamo sempre detto: vogliamo sapere solo la verità. Se la verità che emergerà è che l'evento era impossibile da pronosticare, che non si poteva fare nulla per evitarlo perché era come un attacco improvviso di cavallette, questa sarà la risposta e ce ne faremo una ragione. Ma credo che questa non possa essere la verità. Seppure... se questa sarà, ce ne faremo una ragione. Ma voglio una risposta... Però purtroppo...»
Però?
«Ho 60 anni, ho visto Mani pulite eccetera. In Italia quando vuoi farti ascoltare devi andare in Procura. Ho preteso che tutto quello che abbiamo depositato sia un esposto contro ignoti. Noi non sappiamo cosa è successo, non siamo esperti, non abbiamo le competenze per fare delle analisi. Siamo persone semplici, che leggono i giornali. Lasciamo che la magistratura faccia quello per cui istituzionalmente è stata istituita. Se emergerà che le responsabilità sono politiche, non penali, la prossima volta alle urne ci comporteremo di conseguenza. Ma che vada in galera qualcuno non mi interessa. Che senso ha che io pensi voglio vedere in tribunale Conte, Gallera o Fontana? Non siamo giustizialisti».
Voi volete la verità...
«Troppe volte si mette un coperchio su tante vicende, sappiamo come è andata in altri casi. Poi, se emergessero delle responsabilità e delle colpe, a me piacerebbe che queste persone vengano punite e che - sono un illuso, lo so - queste persone dicessero ho sbagliato, rimetto il mio mandato e mi dimetto».
Cosa pensa di questo balletto sui verbali...
«Li avevo già letti. Ritengo sia una non notizia. Fontana in tv ha detto la zona rossa potevamo farla anche noi. Ma anche Conte. Io da uomo della strada mi sono fatto l'idea che Regioni e governo abbiano ballato su una questione che necessitava un intervento immediato. Non si sono parlati. Se avessero chiuso Alzano, Nembro e non dimentichiamoci Orzinuovi e il fronte bresciano... forse l'Italia avrebbe evitato il lockdown».
C'è chi dice che Confindustria abbia fatto pressioni per scongiurare la chiusura del distretto industriale. E c'è il giallo sull'esercito, pronto a chiudere tutto e poi richiamato indietro...»
«Chi ha dato quell'ordine? Non lo sappiamo. Quanto alle pressioni, io rispondo per competenze. Io sono un industriale e non ho motivo di non credere che qualcuno abbia detto ragazzi, se chiudete è un casino eccetera. Ma questa non è una pressione. È una richiesta. Ma sei tu politico che devi decidere...».
Forse la moral suasion di Confindustria, se c'è stata, si è spinta un po' troppo non crede?
«Se tu amministratore pensi che ci siano state pressioni che sfiorano il ricatto... denunciale, no? Vai in Procura e denuncia. Sono lì che aspettano. Se così non è, non puoi nasconderti dietro le pressioni».
Quindi neanche Confindustria...
«Sarò cinico. Gli industriali non hanno compiuto alcun reato. Hanno fatto una comunicazione, una richiesta. Hanno fatto il loro mestiere. La richiesta non è un reato».
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