Chiunque vincerà sarà un presidente dimezzato

Una vittoria del «fossile» Van Der Bellen lascerà il paese nelle mani di socialdemocratici e democristiani, ovvero di quella casta di potere europeista responsabile, secondo la metà dell'elettorato schierata con Hofer e l'Fpo, dei principali malanni del paese

Chiunque vincerà sarà un presidente dimezzato

I pareggi in democrazia non sono mai auspicabili. L'incapacità d'un elettorato di scegliere un presidente o un governo è quasi sempre il sintomo d'una crisi profonda preludio d'ingovernabilità. E questo è il caso dell'Austria. Chiunque dopo il pareggio di ieri conquisti oggi la vittoria grazie ai 900mila voti espressi per corrispondenza sarà comunque un presidente dimezzato. Con una vittoria dimezzata il candidato del Partito della Liberta (Fpo) Norbert Hofer avrà qualche difficoltà a presentarsi come un presidente espressione della volontà popolare legittimato a sciogliere il parlamento, convocare nuove elezioni e mandare in soffitta quei socialdemocratici e quei democristiani incollati da 71 anni agli scranni del potere. L'Austria si ritroverà così a far i conti con un sistema istituzionale sbilanciato ed ulteriormente logorato dallo scontro tra presidenza e governo.

Se i voti per corrispondenza faranno pendere la bilancia dalla parte del 72enne verde Alexander Van der Bellen la situazione sarà anche peggiore. La presidenza austriaca a quel punto non sarà nelle mani di un «verde», ma di un «fossile», scelto non per le sue capacità o per le sue idee innovative, ma semplicemente per garantire la sopravvivenza di un sistema agonizzante e arginare l'avanzata di una destra etichettata come populista, xenofoba e razzista. Tra le due alternative la seconda è sicuramente la più pericolosa sia per l'Austria, sia per chi - come l'Italia - deve fare i conti con le sue debolezze. Una vittoria del «fossile» Van Der Bellen lascerà il paese nelle mani di socialdemocratici e democristiani, ovvero di quella casta di potere europeista responsabile, secondo la metà dell'elettorato schierata con Hofer e l'Fpo, dei principali malanni del paese. Non potendo rinnegare le ricette europee responsabili della scarsa competitività della sua economia, del sensibile ridimensionamento del tenore di vita e di un afflusso di migranti considerato insostenibile da gran parte degli austriaci il presidente e il governo dovranno inevitabilmente trovare dei colpevoli esterni da offrire in pasto all'opinione pubblica.

Chi da noi esulterà per l'eventuale vittoria di Van der Bellen e lo descriverà come la «quercia verde» capace di arginare la destra populista, xenofoba e antieuropeista dovrà avere l'onesta intellettuale di avvertire che quella vittoria - oltre a lasciare gli austriaci nelle mani di un sistema di potere consunto legato agli schemi imposti da Angela Merkel e dalla Commissione Europea - costringerà l'Italia a continuare a far i conti con una Austria schizofrenica.

Un'Austria incapace di puntare il dito contro Berlino e Bruxelles e costretta perciò a prendersela con l'Italia per far credere ai propri cittadini di essere attenta ai loro problemi ed energica quanto, se non più, della destra di Hofer e dell'Fpo. Il tutto in un clima di progressivo deterioramento sia della situazione interna austriaca sia dei rapporti con noi italiani.

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