La Cina è (sempre più) vicina. E Google si piega alla censura

Dopo l'addio di 8 anni fa l'azienda potrebbe accettare il blocco dei siti "sgraditi" pur di tornare a Pechino

La Cina è (sempre più) vicina. E Google si piega alla censura

La libertà di digitare e di ricercare contenuti come ci pare e piace non è scontata ovunque. Te ne accorgi se vai in Cina e, quando vai su Google, Twitter e Facebook, il telefono non risponde più. Whatsapp? Meglio scaricare WeChat. Ma adesso il motore di ricerca preferito in Occidente, quello su cui noi tutti ormai facciamo le nostre ricerche online, quello su cui leggiamo le notizie, potrebbe ritornare ad essere accessibile in Cina. E se per noi è normalità, per i cinesi un po' meno.

Google sta valutando di riuscire ad approdare nel paese dopo l'addio di otto anni fa. Ma questa scelta implicherebbe qualcosa di molto pesante da sopportare: il blocco dei siti. Superare il Great Firewall, la grande muraglia internet della Cina, il progetto cinese per il controllo e la censura dei contenuti del web, è quasi impossibile. Golden Shield Project: questo è nome vero dello sforzo ambizioso del presidente Xi Jinping per il controllo dei contenuti online funziona benissimo. Oltrepassare il muro è difficile. O meglio, si può fare solo con un'applicazione Vpn e si fatica anche con quella. Un'azienda straniera che volesse bypassare la muraglia digitale, dovrebbe adattarsi, studiare un modo per bloccare contenuti non graditi al governo, fare un compromesso.

Il progetto di Mountain View per la Cina avrebbe un nome (Dragonfly) e sarebbe già stato presentato ufficialmente alle autorità e ai funzionari cinesi. Questo dice The Intercept, il sito web di notizie che avrebbe avuto tra le mani la copia di un documento in cui si parla del progetto di un approdo del colosso americano nella galassia internet cinese. Il motore di ricerca funzionerebbe attraverso un'app Android. L'applicazione vieterebbe e quindi imporrebbe la censura su alcuni termini o temi non graditi al governo. Una sorta di lista nera che comprenderebbe anche Wikipedia e la Bbc. In realtà, i cinesi usano prevalentemente applicazioni e ce ne sono per tutte le necessità. C'è quella per prenotare ristoranti, quella per prenotare i taxi, quella per riservare una bicicletta. Google stessa fornirebbe già Google Translate e Files Go agli utenti cinesi.

In caso di approvazione da parte del governo, Mountain View potrebbe avere una versione operativa dell'app entro sei o nove mesi. Google, interpellata da The Guardian, non avrebbe rilasciato dichiarazioni in merito. Ma i gruppi cinesi per i diritti umani non gradiscono la cosa e criticano Google per aver scelto di abbassare la cresta e adattarsi ai dettami di Pechino, concedendo al governo cinese una vittoria. La condanna dei sostenitori si basa sul fatto che Google avrebbe legittimato la censura statale per ottenere dal governo la possibilità di entrare nel mercato cinese.

A causa delle ragioni commerciali sottostanti, secondo gli attivisti se e quando Google acconsentisse alla censura cinese, sarebbe «un giorno buio per la libertà di internet». Ma d'altra parte, quando spazio e libertà mancano, piuttosto che niente non è meglio piuttosto?

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