La Cina spegne i videogiochi: "Sempre più bambini miopi"

Pechino vuole limitare le vendite on line e nei negozi. E fissa il tetto di due ore al giorno davanti agli schermi

La Cina spegne i videogiochi: "Sempre più bambini miopi"

I nostri bambini adorano i videogiochi. Fosse per loro ci starebbero tutto il giorno. Ma questa dipendenza è diventata una patologia, «ludopatia» si dice. Il punto è far capire (con le buone) che c'è altro di meglio da fare. Un calcio ad un pallone, per esempio, che da vent'anni qui non nascono più i Baggio e i Delpiero. Ma una volta convinti, (e ce ne vuole) bisognerebbe sorvegliare. Una battaglia persa.

Ma il mondo è bello perchè vario. I cinesi, ad esempio, una galassia lontana lontana. Noi europei siamo miopi perchè non vediamo il pericolo che corrono i nostri figli tutti il giorno lì davanti? Loro, i cinesi, spostano la questione. Di questo passo «miopi» ci diventano i bambini, meglio spegnere i videogiochi e i loro smartphone. Bella differenza, no?.

Un po' di storia cinese recente. Nel 2016 la Cina ha limitato l'uso dei videogames ai bambini sotto i 12anni. Nel 2017 è stata ritirata dal mercato l'app Pokémon Go, un «grosso rischio per la sicurezza nazionale». Sempre nel 2017 sono stati aboliti i giochi di guerra. E siccome quasi tutti i bimbi cinesi sono miopi e portano gli occhiali quest'anno si è deciso che il numero di videogiochi online sarà dimezzato. Nell'importante direttiva del presidente cinese Xi Jinping si annuncia che le autorità limiteranno anche l'uscita di nuovi titoli. Tanto per capire, da maggio nessuna nuova licenza è stata autorizzata. Non solo. I minorenni potranno videogiocare al massimo per due ore.

Succede che gli organi regolatori hanno sostanzialmente bloccato l'approvazione delle licenze per i videogiochi congelando di fatto un intero settore. La situazione raccontata in dettaglio da Bloomberg rivela una colossale ristrutturazione all'interno di diversi dipartimenti del governo a cui si aggiunge una certa preoccupazione per tematiche come la violenza e il gioco d'azzardo all'interno dei videogiochi. Sia i giochi da mobile che quelli da console si sono ritrovati di fronte a un blocco che ha evidenti ripercussioni su tutto il settore. Altro problema non trascurabile è il fatto che anche se la situazione dovesse normalizzarsi il processo di approvazione dei videogiochi richiede normalmente circa tre, quattro mesi e l'impatto sull'industria sarebbe in ogni caso molto importante. Le compagnie più piccole faticano a sopravvivere e allo stesso tempo anche un colosso cinese come Tencent ha sostanzialmente gettato al vento 160 miliardi di dollari in valore di mercato rispetto al picco toccato nel mese di gennaio. Perfect World, quotata in passato al Nasdaq, ha ceduto quasi il 9 per cento alla Borsa di Shenzhen. Un tracollo che preoccupa gli addetti ai lavori, che sono tanti. E avrebbero anche ragione. Perchè il giro d'affari legato ai videogiochi in Cina costituisce da solo il 25 per cento di quello globale, un mercato quotato 25,6 miliardi di dollari che diventeranno 29 alla fine dell'anno. Questo per dire che la Cina non è solo il mercato numero uno al mondo per i videogiochi su cellulare e PC, ma è (a questo punto sarebbe meglio dire sarebbe) in espansione.

Niente da fare, il presidente Jimping tira dritto facendo solennemente sapere in tv che: «La Cina ha visto crescere enormemente il tasso di miopia tra gli studenti e questi sono colpiti in età sempre più giovane. Un disturbo oculare che ha un impatto negativo sulla salute fisica e mentale dei bambini e pone un grosso problema per il futuro della nazione». Almeno gli oculisti saranno contenti.

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