
«L'unico iscritto a Magistratura democratica è Francesco Rugarli che però non ha mai svolto particolare attività associativa». Così ieri il Fatto Quotidiano prendeva le difese dei giudici romani che hanno condannato a otto mesi di carcere Andrea Delmastro Delle Vedove: e che, secondo il sottosegretario alla Giustizia, sarebbero tutti di sinistra. Ma il curriculum di Rugarli sembra confermare le convinzioni di Delmastro: Rugarli non è un semplice iscritto. A meno che non si tratti di un omonimia, il suo nome compare in una interpellanza parlamentare del diessino Gianfranco Nappi sui veleni che agitavano anni fa la Procura di Napoli: vi si parla della «sezione napoletana di Magistratura democratica, guidata dal pm Aldo Policastro, e del cui consiglio direttivo fanno parte Lucio Aschettino, Alfredo Guardiano, Domenica Miele e Francesco Rugarli». Dovrebbe trattarsi del medesimo Rugarli che presiede il processo e che giovedì legge il dispositivo che condanna Delmastro, nonostante che la Procura avesse chiesto l'assoluzione «perché il fatto non sussiste».
La convinzione di Delmastro, esplicitata nell'intervista qui accanto, è che a processarlo siano stati giudici ideologicamente schierati. È certamente vero per Rugarli, ed è vero anche per uno dei giudici a latere, Emilia Conforti, iscritta ad Area (l'altro corrente delle toghe di sinistra) e che una recente foto ritrae mentre partecipa, innalzando la Costituzione, alle proteste contro il governo in occasione della inaugurazione dell'anno giudiziario. Neanche Emilia Conforti è una semplice iscritta: alle recenti elezioni per il direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati si è candidata ed è stata eletta nelle file della sua corrente. Può un magistrato dichiaratamente ostile al governo giudicare un membro del governo? Sulla dottoressa Conforti il sottosegretario solleva un altro dubbio. È a lei che si riferisce quando sostiene che uno dei giudici che ha emesso la condanna è entrato a far parte del tribunale è stato sostituito a due udienze dalla sentenza, prendendo il posto di uno dei componenti originari. Negli ambienti vicini al sottosegretario si spiega che a venire «avvicendato» è stato il magistrato che nel corso delle udienze era apparso più attento alle posizioni della difesa.
A fare i conti con i magistrati di sinistra, nella sua vicissitudine giudiziaria, Delmastro aveva iniziato in realtà prima ancora di approdare in aula. È un'altra «toga rossa» a dare il via di fatto all'intero processo, respingendo la richiesta di archiviazione dell'indagine (scaturita nel febbraio 2023 da un esposto del deputato di Avs Angelo Bonelli). A ordinare alla Procura l'imputazione coatta di Delmastro è Emanuele Attura, giudice per le indagini preliminari, eletta nel 2021 nella giunta romana dell'Anm in quota Area. In difesa della Attura per quella decisione erano scesi i consiglieri di sinistra del Csm, e anche la decisione del ministero - arrivata poco dopo - di revocare la scorta fornita alla Attura per alcune minacce dei clan malavitosi di Ostia era stata etichettata da sinistra come una sorta di punizione per il provvedimento emesso a carico di Delmastro.
Siamo di fronte a una riedizione dell'accerchiamento dalle «toghe rosse» del tribunale di Roma che il centrodestra percepiva nei decreti che annullavano le espulsioni verso l'Albania? Nel caso di Delmastro c'è un dettaglio non irrilevante: a chiedere l'assoluzione del
sottosegretario è stato per la Procura il pm Paolo Ielo, senza tessere di corrente ma storicamente considerato vicino al campo progressista. Se furore ideologico c'è stato, insomma, anche a sinistra c'è chi non era d'accordo.
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