Colpo grosso dell'Eni in Egitto Scoperto maxigiacimento di gas

È il più grande del Mediterraneo e consentirebbe al Paese l'autonomia per decenni. L'ad Descalzi: «Un risultato che dimostra le nostre competenze»

Colpo grosso dell'Eni nelle acque egiziane. L'azienda italiana ha scoperto, infatti, il più grande giacimento di gas del Mar Mediterraneo con un potenziale di 850 miliardi di metri cubi in posto e un'estensione di circa 100 chilometri quadrati. La scoperta, effettuata nel pozzo Zohr 1X a 1450 metri di profondità nel blocco Shourouk, potrebbe diventare una delle più grandi del mondo e consentirà all'Egitto di soddisfare la domanda di gas naturale per decenni. L'Eni ha già deciso di premere sull'acceleratore per svolgere le attività di delineazione del giacimento e assicurarne così lo sviluppo in tempi brevi. Nel pozzo Zohr, che è stato perforato a 4.131 metri di profondità, è stata trovata una colonna di circa 630 metri d'idrocarburi, ma non è escluso che a maggiori profondità vi siano maggiori potenzialità, tanto che l'Eni ha già pensato a nuove prospezioni attraverso un pozzo dedicato. L'amministratore delegato dell'azienda, Claudio Descalzi, è subito volato al Cairo per incontrare il presidente Al Sisi e per informare della nuova scoperta sia il premier sia il ministro del petrolio e delle risorse egiziani. «È un giorno davvero importante per la nostra società e le persone di Eni – ha detto Descalzi -. Questo importante risultato è la conferma delle nostre competenze e delle nostre capacità d'innovazione tecnologica con immediata applicazione operativa e dimostra soprattutto lo spirito di forte collaborazione fra tutte le componenti aziendali che sono alla base di questi grandi successi». Il leader di Eni ha sottolineato l'importante collaborazione con il Cairo e il successo delle scelte che permettono all'azienda italiana di ricoprire un ruolo di rilievo a livello internazionale. «La strategia che ci ha portato a insistere nella ricerca nelle aree mature di Paesi che conosciamo da decenni si è dimostrata vincente – ha spiegato Descalzi – a riprova che l'Egitto presenta ancora un grande potenziale. Questa scoperta storica sarà in grado di trasformare lo scenario energetico di un intero Paese che ci accoglie da oltre 60 anni».

Era infatti il 1954 quando Enrico Mattei, ex presidente dell'Eni, incontra il leader egiziano Gamal Abdel Nasser per gettare le basi dell'accordo che scuoterà le fondamenta dello scenario petrolifero mondiale e farà infuriare le cosiddette «Sette sorelle», cioè le grandi compagnie abituate a praticare contratti in stile colonialista per sfruttare le risorse energetiche. La formula Mattei diventa rivoluzionaria: l'Eni, fin dagli anni Cinquanta, sceglie di stabilire un rapporto paritario con i Paesi produttori riequilibrando il regime normativo e creando le basi di un modello di sviluppo economico. L'intesa contempla la partecipazione diretta e la parità decisionale dei Paesi produttori di greggio attraverso la costituzione di società miste e un'attività permanente di addestramento professionale per la formazione di quadri e manager locali. 

«Il petrolio è loro», amava dire Mattei, nella convinzione che fosse necessario rendere autonomi i Paesi produttori dal punto di vista dell'approvvigionamento energetico, scegliendo la via del dialogo e del rispetto della cultura.

L'Egitto, per esempio, rimane ancora oggi al centro delle strategie internazionali del gruppo. «L'esplorazione si conferma al centro della nostra strategia di crescita. Questa scoperta assume un valore ancora maggiore poiché fatta in Egitto, Paese strategico per l'Eni».

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