Andatelo a dire ad Antonio Costa che con la separazione delle carriere i pubblici ministeri diventano succubi del potere politico. Chi è Costa? È - anzi era - il primo ministro del Portogallo, socialista, uno dei pochi leader europei provenienti dalle fila della sinistra. E per questo considerato a livello continentale una risorsa preziosa, la prova vivente che la destra si può sconfiggere. Tutto naufraga tristemente l'altro ieri, quando la polizia fa irruzione a casa e in ufficio di Costa; negli stessi momenti finiscono in manette alcuni dei suoi più stretti collaboratori. L'accusa per tutti è di corruzione, di mezzo ci sono gli appalti per l'energia «verde», uno dei cavalli di battaglia del partito socialista lusitano. Perquisendo la bella casa di Costa, la polizia trova - imboscati tra vini di qualità e libri - 76mila euro in contanti. L'inchiesta travolge Costa, che nel giro di poche ore annuncia le sue dimissioni dall'incarico. Già, ma chi l'ha mandata la polizia a perquisire il capo del governo? La Procura della Repubblica di Lisbona, che non si è fatta patemi a incriminare il premier. Così viene la curiosità di andare a capire come funzioni la magistratura da quelle parti. A spiegarlo con dovizia di particolari è Questione Giustizia, il sito internet di Magistratura democratica. Che racconta come «nel caso portoghese - a differenza del modello italiano - il pm è strutturato secondo un principio di gerarchia interna, che in ultima analisi dipende dal Procuratore generale». I pm portoghesi hanno carriere separate dai giudici, spiega sempre Questione Giustizia, e hanno un loro Csm, diverso da quello dei giudici.
Insomma, un sistema assai simile a ciò che da anni molti (a partire dall'avvocatura) invocano in Italia, e che viene regolarmente tacciato dalle correnti delle toghe di essere un vile trucco per mettere le Procure sotto il controllo della politica, impedendo loro di indagare e perseguire i crimini del potere. Andatelo a dire al povero Antonio Costa.
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