L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ha deposto come teste, a Napoli, nel processo per la presunta compravendita di senatori che avrebbe determinato la caduta del suo governo, nel 2008. Il processo, davanti alla prima sezione del Tribunale di Napoli, vede imputati per corruzione Silvio Berlusconi e il giornalista Valter Lavitola. "Se fossi stato informato di vicende precise, a quest’ora sarei ancora presidente del Consiglio", dice Prodi, spiegando in aula di non aver mai saputo nulla di ciò che stava avvenendo.
"La maggioranza in Senato aveva un margine risicato - ricorda Prodi in aula - l’attenzione politica era sempre concentrata su Palazzo Madama". Sulla possibilità che alcuni parlamentari cambiassero schieramento, ha detto Prodi, "c’era un chiacchiericcio continuo". Prodi ha spiegato che al tempo non conosceva Sergio De Gregorio, eletto con l’Idv e passato al centrodestra, secondo l’accusa dietro pagamento da parte di Berlusconi di 3 milioni di euro. "Non l’ho mai conosciuto né incontrato". Ed ha spiegato che il primo rapporto diretto tra loro due risale alla lettera che l'ex senatore gli inviò nel giugno 2013, scusandosi del suo comportamento, quando erano già in corso le indagini della Procura di Napoli e quando lo stesso Prodi era stato già ascoltato dai pm. La lettera è stata acquisita agli atti del processo, ma la sua utilizzabilità è vincolata alla deposizione di De Gregorio che, quando sarà ascoltato, dovrà attestarne l’autenticità.
Prodi era già stato ascoltato come persona informata dei fatti l’8 marzo dello scorso anno, nel corso delle indagini preliminari, poco prima della chiusura dell’inchiesta.
Il Professore è stato inserito nella lista dei testimoni depositata in occasione dell’apertura del dibattimento dai pm Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock, Fabrizio Vanorio e Alessandro Milita.
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