Comunali, depositate le liste. Stenta il "campo largo" Pd-5s

Letta fatica a tenere saldo l'asse. E già si litiga in vista delle Regionali in Sicilia. Oggi la direzione decisiva

Comunali, depositate le liste. Stenta il "campo largo" Pd-5s

Il «campo largo» è ormai a larghezza variabile, e a tenerlo assieme sembra essere rimasto solo l'ottimismo della volontà di Enrico Letta. Mentre il suo ex promesso sposo Giuseppe Conte ormai flirta apertamente con Matteo Salvini su tutto ciò che riguarda la fronda al governo Draghi e le prese di distanza da Ue, Nato, Usa e occidente in generale.

Ieri Carlo Calenda, che dovrebbe essere l'alleato destinato a coprire il fronte centro-riformista, ha detto a chiare lettere che alle politiche non starà in una «coalizione-accozzaglia» con «populisti» come i grillini, che considera avversari da battere. Ergo, andrà per conto proprio, come del resto sia Azione che i renziani hanno già fatto in diverse realtà delle amministrative del 12 giugno. La geografia del voto, che domani sarà discussa nella Direzione Pd (insieme alla linea da tenere sui referendum sulla giustizia, con un'ala dem che preme per il sì) è confusa: si vota in quasi mille comuni, di cui 26 capoluoghi di provincia, e del famoso «campo largo» ci sono tracce labili. Secondo il Nazareno, nel 70% dei casi Pd e M5s sono insieme, anche se il partito di Conte non ha neppure un candidato sindaco. Ma in realtà i grillini si sono presentati con il proprio simbolo solo in una parte dei comuni al voto, mascherandosi negli altri casi dietro a liste civiche, o evitando proprio di presentarsi come a Parma: «Conte cerca in tutti i modi di non farsi contare, per non prendersi la responsabilità di probabili batoste», spiegano nel Pd. Però in diverse aree (come in alcuni popolosi comuni della Campania), i 5S hanno rotto a poche ore dalla presentazione delle liste, in alcuni casi siglando intese con il centrodestra. Come hanno fatto Calenda e Renzi a Genova, dove appoggiano l'uscente (e con ogni probabilità rientrante) sindaco Bucci contro il candidato della sinistra. O a Verona, dove Iv appoggia l'ex leghista Tosi. Il responsabile Enti locali Pd, Francesco Boccia, butta acqua sul fuoco: «È la stampa a enfatizzare tensioni e difficoltà, ma la logica coalizionale va avanti». In verità, nell'ultima tornata elettorale, il Pd ha colto le vittorie più significative là dove si candidava contro M5s e i suoi sindaci uscenti, come a Roma e Torino. E anche ora le vittorie più probabili, come a Parma, non vedono partecipazione grillina. Mentre a Genova e Palermo, dove l'alleanza giallo-rossa tiene, si dà per probabile la sconfitta.

E proprio in Sicilia la tensione tra Pd e M5s è alta in vista delle regionali d'autunno: i dem vorrebbero candidare l'ex ministro Provenzano, Conte reclama la regione per sé ma i 5S dell'isola sono spaccati tra Giarrusso e Cancelleri. Morale: alle amministrative il «campo largo» non decollerà. E di qui alle prossime politiche il rapporto tra Pd e M5s rischia di saltare: «Non abbiamo sottoscritto alcun patto», dice Conte.

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