La condanna troppo lieve al killer profugo afghano. Alta tensione in Germania

Abdul ha chiesto asilo nel 2016. Poi ha ucciso una ragazzina: pena di 8 anni perché minore

La condanna troppo lieve al killer profugo afghano. Alta tensione in Germania

Berlino - Otto anni e sei mei di carcere. È la sentenza che il tribunale distrettuale di Landau, in Renania Palatinato, ha comminato ad Abdul D., un giovane richiedente-asilo afgano, per l'omicidio di Mia V. Il giovane Abdul era entrato in Germania nel 2016 ed era stato registrato come minore non accompagnato, ma dubbi sul suo vero paese di origine come sulla sua età anagrafica hanno accompagnato tutto il caso. Le autorità lo assegnano prima a una struttura per minori a Germersheim, poi in una casa per giovani monitorata dai servizi sociali a Neustadt, sempre nel Palatinato. Di giorno Abdul frequenta una scuola di Kandel, dove conosce Mia. I due si piacciono e si frequentano. La ragazzina però poi si stanca e a dicembre 2017 lo lascia. Abdul, figlio di una cultura patriarcale, non concepisce di essere scaricato da una femmina e la tampina. Il 15 dicembre del 2017, i genitori di Mia lo denunciano alla polizia per aver minacciato la loro figlia. Due settimane dopo, la tragedia. In un supermercato di Kandel, Abdul raggiunge Mia e la accoltella una dozzina di volte con una lama da 20 centimetri davanti a una quindicina di persone inorridite. Per una volta il movente dell'attacco terroristico è subito scartato: Abdul viene arrestato mentre Mia muore in ospedale per le ferite riportate.

Al momento del delitto, il ragazzo dichiarerà di avere 15 anni ma la radiografia del suo polso rivela un'età fra i 17 e i 20 anni. E mentre al Bundestag i partiti discutono dell'opportunità di imporre esami radiologici a tutti i giovani richiedenti-asilo privi di documenti di riconoscimento, gli investigatori decidono di applicare all'omicidio di Kandel il codice di procedura penale minorile. La pena massima prevista è dieci anni.

Il caso di Mia ricorda quello di Maria L, stuprata e uccisa a Friburgo da Hussein K., registrato nel 2015 come minorenne afgano e poi rivelatosi un quasi trentenne iraniano, e poi ancora quello di Susanna Feldmann di Mainz uccisa dal richiedente asilo iracheno Ali Basar. Casi di femminicidio che hanno rinfocolato le critiche contro la politica dell'accoglienza decisa fra il 2015 e il 2016 dalla cancelliera Angela Merkel. Per poche ore, la piccolissima Kandel (9mila abitanti), attraversata da cortei pro e contro la presenza degli stranieri, ha tolto i riflettori puntati da giorni su Chemnitz, in Sassonia teatro di un omicidio attribuito a due giovani profughi mediorientali. Malu Dreyer, socialdemocratica governatrice della Renania-Palatinato, ha definito «intollerabile» che l'ultradestra sfrutti l'omicidio di una ragazzina a fini politici, augurandosi che il pronunciamento del tribunale metta fine a questa triste vicenda. La mitezza della pena è invece benzina per le proteste dei sovranisti anti-immigrati di AfD. Dopo una settimana di manifestazioni quasi ininterrotte, la parola torna a Chemnitz dove una serie di gruppi musicali si sono dati appuntamento lunedì sera per un concerto antirazzista mentre il comune ha negato per la prima volta a Pegida e al gruppo Pro-Chemnitz di manifestare il loro odio per gli stranieri. Scossa dalla vastità delle manifestazioni degli ultimi giorni (11mila persone in strada a Chemnitz), la cancelliera si è fatta sentire per il tramite del suo portavoce Steffen Seibert secondo cui «è comprensibile» che tali delitti provochino sgomento nella popolazione.

«Ma le marce degli estremisti di destra e dei neonazisti non hanno nulla a che fare né con la tristezza per le persone scomparse né per la preoccupazione per le nostre città», ha detto Seibert. «Queste persone violente non hanno a cuore né Chemnitz, né il popolo né la Sassonia».

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