Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, riceve qualche fischio quando sale sul palco dell'auditorium della Conciliazioneper intervenire all’assemblea generale di Confcommercio. Ma le contestazioni nei suoi confronti si fanno vigorose quando il premier tocca alcuni temi sensibili. Come ad esempio i "famosi" 80 euro. Quando Renzi ricorda la misura degli 80 euro mensili di bonus per i meno abbienti la platea fischia e lui ribatte: "Una misura di giustizia sociale, lo rivendico con forza e non mi farete cambiare idea, è stato il primo atto e il più simbolico", sul quale, ricorda lo stesso premier, dentro a Confcommercio le critiche non sono nuove. Subito dopo c'è spazio per un battibecco tra qualcuno che, dalla platea, critica il premier sul suo stipendio, cui Renzi risponde ricordando che tra i primi atti del suo Governo c'è stato anche "il tetto dei 240mila euro". E il premier a quel punto piazza una delle sue battute a effetto: "Attenzione a perdere la memoria".
Poi Renzi torna a fare promesse. "Prendo l’impegno per voi irrinunciabile per la crescita nel 2017 di non aumentare l’Iva. Ma l’Iva non si tocca più dal 2013, le clausole non sono mai state toccate dal nostro governo, l’ultimo aumento è scattato nell’ottobre di quell’anno, noi siamo in carica dal febbraio 2014".
"Indipendentemente da chi guida pro tempore il Paese, la Regione, la città, o Confcommercio - prosegue il capo del governo - il Paese riparte se non ci lamentiamo. Io sono il primo a essere indignato con me e con gli altri quando vedo qualcosa che non va, gli eccessi della burocrazia. Sono il primo a indignarmi con me stesso, ma accanto all'indignazione e alla rabbia bisogna avere il coraggio e la forza di guardare anche con uno sguardo di fiducia e con un messaggio che non sia ottimista, ma positivo".
I dati diffusi da Confcommercio
Sono molto preoccupanti i dati diffusi da Confcommercio. La crisi dal 2008 al 2014 "ha determinato un forte incremento nel numero di famiglie e di persone in condizione di povertà assoluta: le famiglie assolutamente povere sono quasi raddoppiate nei sette anni di ciclo recessivo (+78,5%), con un incidenza sul totale passata dal 3,5% pre recessione al 5,7% del 2014. Gli individui poveri assoluti hanno superato nel 2014 i 4 milioni, con un incremento di quasi il 130% rispetto al 2007, arrivando a sfiorare quasi il 7% della popolazione".
I dati sono contenuti nel report "Dalla Grande Recessione alla ripresa? Segnali positivi ma fragili" presentato in occasione dell’assemblea generale di Confcommercio. "Il mercato interno - si legge nello studio - ha subìto pesanti contraccolpi. Il reddito disponibile delle famiglie, misurato in termini di potere d’acquisto ai prezzi del 2015, si è ridotto nel settennato della recessione di oltre il 10% e parimenti la spesa in termini reali delle famiglie si è contratta di circa 7 punti percentuali. Le famiglie cioè, hanno in qualche misura cercato di non contrarre della stessa entità del reddito il proprio tenore di vita, a scapito però del risparmio, i cui flussi si sono ridotti di quasi il 36%. In termini pro capite le flessioni risultano anche più accentuate, in quanto la popolazione è comunque cresciuta nel periodo considerato di circa il 4%, erodendo così le dimensioni delle 'fette' di una 'torta' di redditi e consumi divenuta più piccola".
"Siamo di fronte ad una ripresa senza slancio e senza intensità. Una ripresa senza mordente che non salta mai la faglia, il crepaccio tra stagnazione e crescita". A denunciarlo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nella relazione con cui ha aperto l’assemblea generale dell’organizzazione. Tuttavia, ha aggiunto Sangalli, "il nostro Paese ha ancora molta strada da fare, ma ha certamente le carte in regola per fare meglio. E vogliamo mantenere una quota di ottimismo".
Ripresa senza slancio
"Un anno fa -prosegue Sangalli - parlavamo di segnali di ripresa, una previsione che solo in parte si è realizzata. In questi 12 mesi, in Italia, occupazione, consumi, produzione, fiducia, credito, hanno seguito un andamento altalenante non riuscendo ad imprimere alla ripresa un cambio di passo. Anche il dato di aprile del nostro indicatore sui consumi, pure positivo, non contribuisce a diradare la nebbia che avvolge ancora le possibilità di crescita dell’economia italiana. Lo scenario internazionale è altrettanto articolato. Tassi d’interesse e tassi di cambio dovrebbero spingere investimenti ed esportazioni, ma non stanno funzionando. Bassi prezzi del petrolio e delle altre materie prime dovrebbero premiare i Paesi, come l’Italia, che trasformano e vendono sui mercati esteri. Eppure - spiega il presidente di Confcommercio - la drammatica crisi dei migranti, il rallentamento dell’economia cinese, le recessioni in alcuni paesi emergenti e il rischio Brexit, mettono in discussione il teorema che la crisi sia soltanto un brutto ricordo".
"Siamo di fronte ad una ripresa senza slancio e senza intensità. Una ripresa senza mordente che non salta mai la faglia, il crepaccio tra stagnazione e crescita. In questi 12 mesi, in Italia, occupazione, consumi, produzione, fiducia, credito, hanno seguito un andamento altalenante non riuscendo ad imprimere alla ripresa un cambio di passo", ricorda Sangalli. "Questo, senza
perdere uno slancio ottimista: "come abbiamo visto, il nostro Paese ha ancora molta strada da fare, ma ha certamente le carte in regola per fare meglio".
Le riforme sono urgenti
"Su riforme ed equità riteniamo si giochi il destino dell'Italia", evidenzia il presidente di Confcommercio. "Abbiamo da tempo sostenuto la necessità e l'urgenza di riforme istituzionali. Soprattutto per rafforzare la governabilità del Paese e quindi promuovere con maggiore efficacia l'economia diffusa, che richiede decisioni chiare e rapide", ricorda Sangalli.
Tasse, serve riforma Irpef e no tax area
"Proponiamo da tempo - prosegue Sangalli - una profonda riforma fiscale, in particolare dell'Irpef. Una riforma che preveda poche aliquote e l'introduzione di una ''no tax area'' uguale per tutti i lavoratori, siano essi dipendenti o autonomi". "Cari amici, noi siamo per una forte e coraggiosa lotta all'evasione, all'elusione fiscale, alla corruzione. I proventi derivanti dalla
lotta all'evasione e all'elusione devono, però, essere rimessi in gioco - e subito - per ridurre le aliquote e, quindi, a beneficio di tutti", evidenzia il leader di Confcommercio. La controparte di un fisco equilibrato, prosegue, "è una buona spesa pubblica".
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