Non accenna a placarsi la protesta degli imprenditori contro il decreto dignità . Il focolaio della rivolta è il Nord-Est, dove schiere di titolari di aziende grandi medie e piccole sono sul piede di guerra contro un provvedimento legislativo che a loro avviso deprimerebbe anziché stimolare il mercato del lavoro. Ieri il presidente di Confindustria Veneto Centro Massimo Finco ha attaccato il vicepremier Luigi Di Maio che, pur essendo ministro del Lavoro "non ha mai lavorato in vita sua" e ha pungolato pure il presidente della Regione, il leghista Zaia. "Non può fare finta di niente in cambio di un barcone di immigrati in meno", affonda Finco.
Il richiamo alla Lega non è casuale, poiché Finco sa (e sa che anche al Carroccio ne sono perfettamente consapevoli) che gli imprenditori del Nord-Est e i loro dipendenti sono un formidabile bacino di voti per il partito di Matteo Salvini e ben poco apprezzano questa politica del lavoro imposta dal MoVimento Cinque Stelle. Di qui l'appello a "tutti i parlamentari veneti" per difendere le ragioni del Nord-est produttivo.
Gli affondi di un ramo veneto della Confindustria, peraltro, sono perfettamente in linea con le posizioni espresse dalla dirigenza nazionale dell'associazione che rappresenta gli industriali. Il presidente Vincenzo Boccia continua a scontrarsi con Di Maio e fra i due i toni non sono sempre teneri.
Ma nonostante i grillini possano essere attratti dalla prospettiva di presentarsi come coloro che rappresentano gli interessi dei cittadini contro gli industriali (che poi peraltro, casomai sfuggisse a qualcuno, sono anch'essi cittadini), la verità è che Di Maio rischia di trovarsi con un grosso problema a Palazzo Chigi.
Contro il decreto dignità non c'è solo buona parte degli imprenditori che votano Lega ma anche una porzione degli stessi quadri locali del Carroccio. Già il 6 luglio scorso il segretario della Lega in Veneto Toni Da Re aveva stroncato in un'intervista al Corriere della Sera il decreto legge voluto dal vicepremier stellato.
Ora gli imprenditori del Triveneto (e non
solo) rumoreggiano. I leghisti più vicini alla loro base fiutano il pericolo e tentano di avvisare Roma. Resta da vedere se Matteo Salvini coglierà il grido di dolore proveniente dal popolo che ha contribuito ad eleggerlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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