Roma?
«A Roma siamo davanti. E siamo in testa anche a Torino, una città dove ha sempre vinto il centrosinistra. E poi c'è Siena, dove il Pd ha distrutto una banca con quasi sei secoli di storia. Io fossi Letta mi preoccuperei: ha detto che se perde si ritira. Attenzione, c'è quel precedente di Renzi legato al referendum del 2016, non è che la frase porti fortuna».
La linea cade, poi la voce battagliera di Matteo Salvini si riaffaccia: «Sono in Calabria, la connessione è quella che è». Una giornata di corsa, come una trottola, fra Diamante, Fuscaldo, il santuario di Paola. Comizi e gazebo, le elezioni regionali sullo sfondo. Fatica e chilometri, ma l'umore è alto: «A Siena si vota perché Padoan si è dimesso per andare a presiedere Unicredit, la banca che è interessata a rilevare Mps. Siamo davanti ad un conflitto di interessi clamoroso. E poi aspettiamo le carte».
Quali carte?
«Approfitto di questa intervista per chiedere ufficialmente dalle colonne del Giornale i nomi, tutti i nomi, di chi ha avuto prestiti dalla Banca o dalla Fondazione. Partiti, centri culturali, privati, soggetti vari, parlamentari».
Parlamentari?
«Qualcuno è ancora in carica? Sarebbe interessante sapere quanto ognuno di loro ha preso. La banca ci consegni le liste di chi ha ricevuto prestiti o contributi negli ultimi anni. Sono proprio curioso di conoscere quei nomi».
Intanto, nei sondaggi il centrodestra sembra indietro a Milano e Napoli.
«Il vero sondaggio sarà il 3 ottobre e siamo fiduciosi».
Però siete divisi: Giorgia Meloni sul Giornale dice che qualche volta gli alleati hanno fatto come se Fdi non ci fosse. Per di più, brigando insieme a Pd e 5 Stelle. Ha ragione?
«Mi rifiuto di pensare che si possa mettere in crisi una coalizione per una questione di poltrone in Rai o al Copasir. Siamo insieme, a livello nazionale, regionale e comunale. Vinceremo il 3 ottobre e siamo pronti a governare il Paese. Aggiungo che in qualche comune è stato Fdi a rompere con noi e ad andare per la sua strada. Io ho sempre privilegiato l'unità della coalizione».
Nel prossimo ingorgo elettorale c'è anche il voto a Roma Primavalle.
«Periferia dimenticata dalla sinistra e dalla Raggi».
Qui si candida anche Luca Palamara, l'ex presidente dell'Anm appena radiato dalla magistratura e sotto inchiesta a Perugia. Una provocazione?
«No, la provocazione era il suo libro, Il sistema, che ha svelato gli accordi sottobanco fra le correnti per spartirsi cariche e poltrone».
Ma la candidatura?
«Se ritiene di candidarsi, fa bene. Metà delle sue rivelazioni avrebbero dovuto provocare dimissioni a raffica nella magistratura che ha toccato il punto più basso di credibilità. La casta dei giudici resta arroccata dove è, però c'è un grande vento di libertà, pensi ai referendum».
Hanno annunciato la firma anche personaggi di primo piano del Pd, come Goffredo Bettini e Giorgio Gori. Stupito?
«Li ringrazio perché mostrano intelligenza su una battaglia promossa dal centrodestra. In ogni caso la raccolta delle firme va alla grande: siamo vicini al mezzo milione, credo che alla fine passeremo il milione».
Intanto con Letta il duello va avanti. Ora vi accapigliate sullo ius soli.
«Hanno messo in mezzo pure le Olimpiadi e Jacobs ha chiesto di lasciarlo in pace».
Ma proprio le Olimpiadi dell'Italia multietnica hanno messo in evidenza i giovani che si sentono ma non sono ancora italiani.
«Ma no, la legge funziona benissimo e fra l'altro siamo con i tedeschi quelli che concedono di più la cittadinanza. Quando arrivi a 18 anni, fai la patente e se vuoi diventi italiano. Non c'è problema, non c'è discriminazione, c'è solo propaganda. Questa storia dello ius soli è un'ossessione di Letta e della Lamorgese. Capisco Letta, anche se fra parentesi faccio notare che quando era al governo il Pd non è riuscito a proporre e far approvare questa legge, ma la Lamorgese lasci perdere queste questioni».
Ce l'ha sempre con la titolare dell'Interno?
«Ho appena aggiornato con la Guardia costiera i numeri degli sbarchi qui in Calabria: 250 più 80 in barca a vela in Puglia. Il totale di quest'anno è già a 30.000. Un disastro. E a me tocca rispondere a prefetti e questori che si lamentano perché il ministro scarica su di loro i problemi dell'accoglienza».
Che altro dovrebbe fare lo Stato?
«Io, quando c'era una nave spagnola che faceva rotta verso la Sicilia, alzavo il telefono, chiamavo il mio omologo di quel Paese e gli dicevo di darsi una mossa. Idem per francesi e tedeschi. Se una nave batte bandiera tedesca è un pezzo di Germania. Punto. Lamorgese invece è un fantasma. Fa confusione sul green pass, spingendo i baristi a fare i carabinieri, poi si è dimenticata delle assunzioni in polizia e nei vigili del fuoco. E meno male che abbiamo rimediato con i nostri emendamenti. Non c'è campo in cui non operi in modo confuso».
Ok, ma rimaniamo ai barconi: non dovremmo coinvolgere l'Europa come tutti ripetono da anni, peraltro senza risultati?
«Va bene, ma intanto alzi il telefono e si dia da fare. Siamo invasi da egiziani e bengalesi. Il ministro ha preso contatto con le autorità di quei paesi? Fra l'altro, quelli che arrivano dal Bangladesh fanno un giro molto lungo. E poi faccio notare che arrivano centinaia di persone dai paesi del Centroafrica, dove i vaccini quasi non esistono ma circolano le varianti al virus. Siamo al fallimento sui flussi migratori, ma il ministro perde tempo su un argomento come lo ius soli che non vale cinque minuti di discussione. E non è tutto».
Che altro c'è?
«La situazione è molto critica anche a Ventimiglia e a Trieste».
Il ministro dovrebbe alzare la voce pure con Parigi e Lubiana?
«Si, certo, Lamorgese dovrebbe farsi valere con Francia e Slovenia. Non può rimanere inerte».
Lei guarda altrove, ma trascura gli errori dei suoi. Pd e 5 Stelle chiedono le dimissioni del sottosegretario Durigon.
«E perché dovrebbe dimettersi?».
Vuole dedicare un parco di Latina, intitolato a Falcone e a Borsellino, ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce. Non è il massimo della grammatica istituzionale e repubblicana. Non le pare?
«La Lega non ha nessuna nostalgia del fascismo. Noi pensiamo al futuro, non al passato. Anzi, guardiamo pure al presente, mentre il sindaco di Latina sembra trascurare i problemi concreti, come la raccolta dei rifiuti e non solo. Piuttosto aspetto, come dicevo, i nomi di chi ha succhiato risorse a Mps. Anche per verificare se ci siano o meno parlamentari in carica».
Ma lei li conosce questi nomi?
«Io aspetto l'elenco. E sono sicuro che quando verrà reso pubblico, Letta si vergognerà di andare in giro per Siena».
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